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CARCERI

Vallette, le detenute cominciano lo sciopero della fame

Sono 57 le donne del blocco femminile che hanno sottoscritto la lettera al presidente Mattarella. La protesta è iniziata

Vallette, le detenute cominciano lo sciopero della fame

Detenute del blocco femminile

E' cominciato lo sciopero della fame annunciato dalle detenute del padiglione femminile del carcere torinese delle Vallette. La protesta annunciata nei giorni di Ferragosto in una lettera scritta al presidente della Repubblica Sergio Mattarella proprio dalle donne del Lorusso e Cutugno e riporta 57 firme di altrettante detenute. "Vogliamo giustizia. Sappian che facciamo sul serio. Il sistema andrebbe riformato da zero, questo modo di scontare la pena non serve. Non c'è più tempo".

La protesta, capitanata da Paola, Marina e altre firmatarie, non ha una data di conclusione, e punta a denunciare le condizioni insostenibili all'interno della struttura. Con una lettera inviata al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e alle principali istituzioni politiche, le detenute sollevano temi scottanti come il sovraffollamento delle celle, la disperazione crescente, la solitudine che le pervade e i suicidi che si moltiplicano.

La lettera parla chiaro: le carceri sono ormai diventate "magazzini di corpi", dove lo spazio fisico e umano è al collasso. Le detenute del padiglione femminile descrivono un quadro desolante di condizioni disumane, sottolineando come il sovraffollamento stia per far “esplodere” il sistema. Questo, secondo loro, rappresenta il principale problema da risolvere.

Oltre alla denuncia delle condizioni di vita quotidiana, le detenute richiamano l'attenzione dei parlamentari e dei ministri, facendo appello ai diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione italiana. Chiedono un intervento deciso per ripristinare "il senso utile della pena", che considerano ormai svuotato di ogni efficacia rieducativa. La protesta non è solo una richiesta di diritti, ma un appello alla dignità umana: soluzioni logiche e umane sono quanto chiedono, insieme a una riduzione del numero dei reclusi.

Dalla dirigenza rassicurano che le donne saranno seguite e assistite quotidianamente. «I giornali ne hanno parlato qualche giorno, nessuno è venuto a chiederci di più nonostante tutto ciò abbia avuto una risonanza mediatica importante».

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