Ecco perché Cairo non vende il Toro, tutto quello che sappiamo

So che queste parole mi costeranno care, ma riflettono esattamente il mio pensiero. Posso comprendere lo spirito dei 20 mila che hanno sfilato lungo le vie della città per chiedere a Urbano Cairo di lasciare il Toro, di vendere a qualcun altro. Spesso, però, il tifo acceca e non si vedono le cose come stanno. E le cose stanno in questo modo. Forse Cairo avrà pure intenzione di vendere, ma gli affari si fanno in due e, se non c’è un compratore, l’affare non si fa. A meno di svendere, cosa che giustamente Cairo non vuole. Semmai dovesse vendere, ovviamente cercherebbe di guadagnarci. Ma di proposte chiare, concrete e ufficiali (non i soliti rumors) non vi è contezza dai tempi del tentativo quantomeno fantasioso di tal Ciuccariello.

Powered by

Toro: Cairo a Superga durante la contestazione, accompagnato dal figlio

Una commemorazione privata lontano dalle contestazioni

A Cairo va riconosciuto il merito di aver garantito stabilità alla società. Forse in molti si sono scordati le condizioni nelle quali si trovava il Toro quando arrivò l’attuale presidente. Ma il valore di una squadra non è solo rappresentato dai calciatori, dalle cifre di bilancio, dalle proprietà immobiliari, semmai ce ne fossero. Ma anche dalla sua tifoseria, da ciascuno dei 20mila che hanno sfilato. Forse, proprio per il bene del Torino, la cosa da fare sarebbe quella che presidente e tifosi tornassero a dialogare, comprendendo ciascuno l’importanza dell’altro. Cairo sa di doverlo fare, perché i tifosi sono una ricchezza; la tifoseria se non manovrata, come qualcuno sospetta, da chi sul Toro vuole metterci le mani a prezzi stracciati, farà altrettanto.

In 20mila alla marcia per il Grande Torino (e contro Cairo)

Bandiere, striscioni, cori contro il patron. Il popolo granata sfila nel 76esimo anniversario di Superga