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Il reportage
11 Maggio 2025 - 10:20
«Stava dando fastidio al bar e io volevo lanciarle del vino bianco addosso, non tutto il bicchiere. Non è una giustificazione ma non è che sia sfregiata». A parlare è Luciano Ferraris, il muratore in pensione che sabato scorso ha subito la vendetta della donna che aveva ferito 3 anni fa. E che ora ha mandato lui in ospedale, ferito vicino al labbro e all’occhio sinistro: «Mi è ancora andata bene, due centimetro più in là e mi avrebbe accecato» sospira ora il 72enne di Montanaro.
Da giorni nel paesino vicino Chivasso non si parla d’altro che dell’aggressione di Samantha Pizzinga a Ferraris. Anche perché quasi tutti conoscono l’ex muratore, la moglie e il loro cane Poncho, così come quella ragazza che gira per bar e negozi con un simpatico cagnolone simil lupo. Ma pochi sanno davvero cosa sia successo nell’estate ‘22 e la scorsa settimana. Lo spiega il pensionato nel salotto della sua casa di via Garibaldi.
«Eravamo al bar della casa del popolo (oggi circolo Arci Gino Massa, dove nessuno dei due può più entrare, ndr). Lei stava dando fastidio, com’è capitato altre volte. D’istino ho fatto per lanciarle il vino e mi è partito anche il bicchiere: si figuri se volevo lanciarlo». Una ricostruzione che dovrà essere vagliata dai giudici del Tribunale di Ivrea, nel processo in cui Ferraris è imputato mentre Pizzinga è parte civile. «Quella è la sua ricostruzione, sarà la magistratura a valutare - interviene ora il presidente del circolo, Vincenzo De Stefano - . Io non so se il lancio fosse fatto apposta o meno ma i miei ragazzi mi hanno detto che aveva già fatto altre volte gesti del genere».
Nella lunga attesa che il processo arrivi a una sentenza, Samantha Pizzinga ha deciso di farsi giustizia da sola e si è presentata con il coltello a casa del 72enne: «Io non me l’aspettavo, le ho aperto e me la sono ritrovata in casa. Ha mirato al volto e mi ha colpito, poi io sono scappato in cortile mentre mia moglie chiamava il 112. E la ragazza è scappata». Ma cosa ha scatenato un gesto del genere a distanza di tre anni? In paese dicono che «se l’era legata al dito, anche comprensibilmente». Risponde Ferraris: «Non lo so, ci siamo incrociati 30 volte in questo periodo e non mi ha mai detto nulla. Non so cosa le sia preso, forse aveva qualcosa che non andava. Adesso sono il primo a essere dispiaciuto che sia finita in carcere. Mi auguro che possa andare in una comunità e che venga seguita».
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