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Il caso

Dramma in provincia di Torino, donna tenta di uccidere l'uomo che l'aveva sfregiata 3 anni fa

Lui è finito in ospedale, lei è in carcere con l'accusa di tentato omicidio: ecco cosa sappiamo

Dramma in provincia di Torino, donna tenta di uccidere l'uomo che l'aveva sfregiata 3 anni fa

Foto di repertorio

Lui l'aveva sfregiata 3 anni fa, lanciandole contro un bicchiere e colpendola al volto. Una ferita rimasta sulla guancia ed evidente ogni volta che quella ragazza di 31 anni si guarda allo specchio. E che, qualche giorno fa, l'ha spinta a cercare vendetta e a farsi giustizia da sola: è il riassunto di quanto successo alle 21 di sabato scorso in via Garibaldi a Montanaro, quando la donna si è presentata a casa di quel 72enne con un coltello da cucina e una paletta per dolci. Quando lui le ha aperto la porta, lo ha colpito in faccia, come aveva fatto lui nel 2022. «Ti ammazzo» gli ha urlato mentre si scagliava contro di lui. L'uomo ha urlato e ha attirato l'attenzione dei vicini, che hanno chiamato i soccorsi. Invece lei, a quanto pare, si è allontanata ed è stata trovata a casa da parte dei carabinieri.

In pochi minuti sono arrivate le pattuglie dei carabinieri della Stazione di Montanaro e le ambulanze del 118, che hanno portato vittima e aggressore all'ospedale di Chivasso. Le condizioni del 61enne non sono gravi, tanto che è già stato dimesso con 15 giorni di prognosi. Invece la ragazza è finita in carcere: inizialmente l'accusa era di tentato omicidio, poi riqualificata a lesioni personali aggravate in sede di convalida dell'arresto (l'udienza si è tenuta mercoledì). Quando la donna si è detta dispiaciuta e sconvolta per quanto successo.

Secondo quanto ricostruito, c'era stato un diverbio tra i due che era degenerato con il bicchiere contro il volto della donna. Che si era rivolta anche a un centro antiviolenza della zona, chiedendo aiuto per l’episodio subito nel 2022. Poi la Procura di Ivrea aveva aperto un'inchiesta, arrivando poi a un processo con citazione diretta. Inizialmente l'uomo era accusato di lesioni ma, alla terza udienza, c'è stato il colpo di scena: l'avvocato della donna, Roberto Hofman, ha presentato una consulenza medica che dimostrava lo sfregio permanente al volto. Per questo gli inquirenti hanno dovuto modificare il reato di lesioni semplici in quello di "deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso". Quindi si è dovuto ripartire da capo e ora i pm hanno chiesto il rinvio a giudizio: «Non ho sentito la mia assistita nei giorni precedenti e neanche i familiari sapevano nulla - spiega ora il legale - Quindi è stato un gesto che ha stupito tutti, anche se forse nel frattempo si sono incontrati e qualche parola. Poi la ragazza mi ha spiegato che il suo è stato un gesto di frustrazione proprio dovuto ai tempi della giustizia: in questi giorni mi ha detto "non capisco come io sia in carcere e lui sia in piede libero". Ora valuteremo se chiedere un affievolimento della misura, con l'affidamento in una struttura».

Quindi il gesto della donna è legato proprio ai tempi lunghissimi della giustizia. In merito interviene direttamente Lucia Musti, procuratore generale del Piemonte: «Si tratta di una vicenda che non rientra tra i reati di "Codice rosso" (che di norma devono avere tempi rapidi, ndr), non sussistendo tra le parti alcun rapporto o di tipo sentimentale o affettivo o familiare - si legge nella nota inviata dal magistrato - A seguito del primo episodio di lesioni in danno della donna, la Procura di Ivrea ha esercitato nei tempi di legge l'azione penale, con procedimento in corso. Quanto alla recentissima vicenda dell'accoltellamento, il procedimento avrà il suo corso. In entrambi gli episodi criminosi, la Procura ha agito con la consueta professionalità e tempestività».

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