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Vallette
19 Maggio 2025 - 11:03
Lo avevano arrestato sabato pomeriggio, in corso Giulio Cesare, al culmine di una lite in un tabaccaio. Domenica lo hanno portato in carcere e ieri avrebbe dovuto affrontare l’udienza di convalida dell’arresto. Che, forse, si sarebbe conclusa con il suo ritorno in libertà. Ma, alle 6 di mattina, il 42enne Hanid Bodoui ha preso i lacci delle scarpe e si è tolto la vita, impiccandosi nella sua cella della decima sezione del Padiglione B del Lorusso e Cutugno. Dove lo hanno trovato dagli agenti della polizia penitenziaria poco prima di portarlo in tribunale. E la giudice Federica Bompieri, che lo attendeva in aula 58, ha dovuto prendere atto del decesso. Così come l’avvocato del 42enne, Luca Motta, che ha saputo solo in quel momento del suicidio del suo assistito.
Adesso si aprirà probabilmente un’inchiesta. Finora è stato possibile ricostruire che l’uomo era irregolare ma viveva in Italia da una decina d’anni grazie all’appoggio della sorella (che è cittadina italiana). Prima di arrivare a Torino, era passato per il Cpr di Bari. Poi era salpato per l’Albania, dov’è stato trattenuto nella struttura di Gjader prima che la Corte d’Appello di Roma dichiarasse i trasferimenti illegittimi. A quel punto ha deciso di spostarsi a Torino, dove vive un’altra parte della sua famiglia. Secondo quanto riferito dall’avvocato Motta, Bodoui si è tolto la vita per paura di tornare dentro il Cpr.
Interviene Leo Beneduci, segretario generale dell’Osapp: «Questo è il primo suicidio nel carcere di Torino del 2025 ma il 31esimo a livello nazionale. I numeri parlano chiaro: le carceri sono ormai una realtà devastata e devastante, simbolo di una situazione vergognosa che non è degna di un paese civile. A Torino, in particolare, mancano trasparenza ed equità nella distribuzione e nell’assegnazione nei posti di servizio del personale, che avviene in violazione delle regole e del protocollo di intesa distrettuale vigente». Aggiunge Vincenzo Santilli, segretario per il Piemonte del sindacato autonomo polizia penitenziaria: «Queste tragedie lasciano un senso di impotenza e profonda amarezza. Ci tocca sottolineare ancora una volta quanto la questione del disagio psichico nelle carceri rappresenti una vera emergenza nazionale. Serve un cambio di passo concreto e immediato».
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