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Il processo
29 Luglio 2025 - 16:34
Un tragico incidente che, secondo la sentenza del tribunale, poteva essere evitato o almeno attenuato. È questa la conclusione a cui è giunto il giudice Massimo Rigon nel processo per lo scontro mortale avvenuto il 27 ottobre 2017 sull’autostrada A22, in cui persero la vita tre persone, tutte parenti della conducente Monica Lorenzatti, l’unica sopravvissuta. Nello schianto morirono la sorella della donna, Graziella Lorenzatti (deceduta 20 mesi dopo per le conseguenze delle ferite), la figlia di 9 anni, Gioia Virginia Casciani, e la nipote 17enne Ginevra Barra Bajetto. Queste ultime due erano giovani pattinatrici sul ghiaccio. A processo erano finiti la stessa Monica Lorenzatti, residente a Villarbasse, e il camionista Alberto Marchetti. Secondo il giudice, la responsabilità dell’incidente è da condividere tra i due. Da un lato, Marchetti avrebbe causato l’impatto con una manovra "imprudente": una brusca frenata che ha ridotto la velocità del camion da 90 a 7 km/h in pochi secondi, senza una giustificazione tecnica né una situazione di emergenza. Dall’altro, Lorenzatti – che viaggiava a circa 90 km/h a una distanza di 30 metri dal mezzo pesante – avrebbe avuto margine per reagire. Secondo la ricostruzione accolta dal tribunale, la donna avrebbe potuto rallentare, frenare o cambiare corsia, disponendo di circa 70 metri utili per manovrare e scongiurare l’impatto. Per entrambi gli imputati è stata disposta una condanna a due anni di reclusione con pena sospesa. Nessun difetto tecnico è stato rilevato sul camion: luci di stop e barra paraincastro risultavano regolari.
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