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Il caso

Vita Nascente, boom di adesioni: dai Comuni alle associazioni, oltre un milione e mezzo per la maternità fragile

“La vita e la libertà non sono in contrapposizione”

Vita Nascente, boom di adesioni: dai Comuni alle associazioni, oltre un milione e mezzo per la maternità fragile

Alla fine parlano i numeri, più delle polemiche. Sul tavolo, oltre un milione e mezzo per la maternità fragile. Il Bando 2025/2026 del Fondo Vita Nascente – la misura dell’Assessorato alle Politiche sociali del Piemonte dedicata alla piena applicazione della Legge 194 e al sostegno delle gestanti in difficoltà – chiude con una partecipazione che l’assessore Maurizio Marrone definisce senza giri di parole “un successo”“La realtà si impone sul pregiudizio ideologico”, scandisce Marrone. E la fotografia scattata dalle domande arrivate sembra dargli sostegno: la quasi totalità dei servizi sociali comunali ha aderito, 37 su 40, Torino compresa. Nessuna distinzione di colore politico, nessuna fuga di fronte al tema. Solo la scelta, dice l’assessore, “di aiutare le future mamme, costrette altrimenti a rinunciare ai figli che desiderano per impedimenti socio-economici”. Vita Nascente si allarga così: non più solo associazioni, ma anche i servizi pubblici dell’assistenza sociale, già coinvolti negli ultimi tre anni per il sostegno ai parti in anonimato. Per ogni ente pubblico, un contributo da 28mila euro destinato alle nuove nascite. Obiettivi concreti: casa, lavoro, cura dei neonati, monitoraggio dei primi mille giorni. La parte più fragile del percorso, quella in cui spesso si inciampa. Accanto ai Comuni, tornano in campo anche le associazioni che operano nella tutela materno-infantile. Dodici progetti finanziati, 40mila euro ciascuno, per accompagnare mamme e donne in gravidanza con percorsi individualizzati. Una rete che mette insieme Servizi Sociali, Caritas, Asl, Comuni, Consorzi, Consultori: l’elenco dei nomi è lungo, e disegna una mappa che attraversa il Piemonte, da Asti a Rivoli, da Savigliano a Biella, fino a Torino e Moncalieri. Infine, un capitolo delicato: il parto in anonimato. Ai quattro Enti gestori referenti – Torino, Alessandria, Cuneo e Novara – andranno 60mila euro per sostenere i percorsi che permettono di portare a termine gravidanze complicate, quando il riconoscimento del neonato non è possibile. Un lavoro silenzioso, spesso fuori dai riflettori, ma decisivo per molte donne. “La vita e la libertà non sono in contrapposizione”, chiosa Marrone. “Noi manteniamo l’impegno di sostenerle entrambe”.

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