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CRONACA GIUDIZIARIA

Mazzette al funzionario di Nichelino, chieste condanne per sedici anni

Tre imputati e una battaglia mediatica e giudiziaria che vedrà la sua fine tra due settimane

Mazzette al funzionario di Nichelino, chieste condanne per sedici anni

Otto anni per Antonio Pastorelli, ex funzionario comunale di Nichelino. Quattro anni ciascuno agli altri due imputati: la dipendente della ditta La Lucentezza, finita al centro di un caso mediatico e giudiziario, e il dipendente della Per Pulire. Sono le richieste della Procura di Torino in un processo che da tempo fa discutere e che si chiuderà il 18 dicembre, quando imputati e avvocati torneranno nell’aula del tribunale Bruno Caccia per la sentenza.
La vicenda ruota attorno a una presunta «mazzetta» da 8mila euro, che secondo l’accusa sarebbe dovuta arrivare a Pastorelli per conto di Mario Volpe, socio della Lucentezza, che ha patteggiato. Pastorelli è accusato di turbativa d’asta e corruzione, gli altri due imputati in aula solo di corruzione.
«Erano soldi per un prestito personale e non per comprarmi», ha detto Pastorelli, finito al centro delle cronache nel 2020 per l’ipotesi di aver agevolato Lucentezza, la ditta nel settore delle sanificazioni degli uffici comunali, all’alba della pandemia.
Il 16 marzo la guardia di finanza lo arresta e resta venti giorni in carcere a Torino. Gli 8mila euro, sostiene l’ex funzionario del Comune di Nichelino, li avrebbe chiesti il 13 marzo a «un amico di vecchia data» per un atto notarile riguardante un appartamento a Vinovo.
Il notaio, ascoltato come testimone, ha confermato la necessità della somma. «La gara si era chiusa il 10 marzo. I soldi mi arrivano il 16. Era un favore personale», ha dichiarato ancora Pastrorelli, ricordando che sarebbe andato in pensione entro un anno: come a dire «non ero qualcuno da comprare per assicurarsi appalti futuri». È difeso dall’avvocata Flavia Pivano.
La difesa dell’impiegata della Lucentezza replica: «Corruzione? Quattro anni per aver fatto il proprio lavoro senza fare domande?». La donna, anche lei arrestata il 16 marzo, ha già trascorso una settimana in carcere. Secondo le ricostruzioni, quella mattina non sapeva cosa stesse ritirando dalla Per Pulire: proprio il pacchetto con gli 8 mila euro destinati a Pastorelli, mai arrivati al destinatario perché i finanzieri l’hanno fermata prima.
«Era talmente ignara del contenuto che ha fatto commissioni, una visita al figlio e un salto al supermercato prima di andare verso il Comune», ha ricordato la difesa, ricordando come quel periodo storico fosse difficile per chi si occupava di questioni legate alla sanità, come la sua cliente. L’appuntamento con Pastorelli era fissato da tempo, alla presenza di una terza persona che diede forfait, per discutere di «questioni legate al lavoro, come già era accaduto in passato. Ripeto, la mia cliente non sapeva nulla».

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