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05 Dicembre 2025 - 08:05
Le indagini della Procura di Milano sulle condizioni di lavoro nelle filiere del lusso continuano ad ampliarsi. Sono ora tredici i brand interessati dagli accertamenti: tra questi Versace, Gucci, Prada e Dolce & Gabbana, raggiunti dai carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro con richieste di consegna documentale. L’inchiesta, guidata dal pm Paolo Storari, mira a far emergere il ruolo dei grandi committenti nella produzione affidata a laboratori clandestini gestiti da imprenditori cinesi.
Secondo le ricostruzioni, i marchi avrebbero commissionato la produzione a fornitori che, a loro volta, utilizzano opifici non regolari, dove vengono violate le norme su sicurezza, orari, retribuzioni e tutela dei lavoratori. Tra i destinatari degli atti figurano anche Missoni, Ferragamo, Yves Saint Laurent, Givenchy, Pinko, Coccinelle, Adidas, Alexander McQueen Italia e Off-White Operating.
Nei provvedimenti la Procura elenca:
i fornitori critici già individuati,
il numero di lavoratori sfruttati,
e i prodotti sequestrati, pronti per il mercato.
Ai marchi viene richiesto – al momento in forma volontaria – di consegnare modelli organizzativi, audit interni e verifiche affidate ad advisor, strumenti che sulla carta dovrebbero prevenire irregolarità nelle filiere.
L’approccio più “morbido” arriva dopo il caso Tod’s e del patron Diego Della Valle, finiti al centro di un’indagine in cui si ipotizza la consapevolezza dell’azienda sulle condizioni dei propri appaltatori. Davanti al gip l’azienda ha dichiarato disponibilità alla collaborazione per tutelare la dignità dei lavoratori.
La Procura, tuttavia, è pronta a ricorrere a interdittive o commissariamenti se i marchi non modificheranno assetti e procedure ritenuti incompatibili con la legge.
Dal 2024, diversi gruppi non indagati ma considerati corresponsabili – seppur in modo colposo – dello sfruttamento della manodopera sono stati sottoposti ad amministrazione giudiziaria: tra questi Alviero Martini, Armani Operation, Manufacture Dior, Valentino Bags Lab e Loro Piana.
Il quadro si è aggravato con il caso Tod’s, dove gli inquirenti ipotizzano una conoscenza diretta delle dinamiche di filiera.
Il primo segnale d’allarme risale alla vicenda della Crocolux di Trezzano sul Naviglio, dove nel 2023 un lavoratore bengalese è morto durante il suo presunto primo giorno di lavoro. La società, secondo una testimonianza, era appaltatrice di numerosi marchi del lusso.
Le verifiche condotte nel novembre 2025 in tre laboratori toscani collegati anche alla produzione di Tod’s hanno rivelato fino a sette livelli di subappalto. I carabinieri hanno sequestrato borse di marchi come Madbag, Zegna, Saint Laurent, Cuoieria Fiorentina e Prada.
Dagli atti emerge un divario enorme tra costo di produzione e prezzo al dettaglio: articoli realizzati per poche decine di euro, poi venduti a migliaia di euro, con ricarichi che toccano il 10.000%.
Dal 2015 i carabinieri segnalano la presenza di articoli di grandi maison in laboratori-dormitorio abusivi dove mancano norme basilari di igiene, sicurezza e contrattualizzazione.
Solo con l’attuale inchiesta, però, si è scelto di risalire la filiera fino ai brand committenti. Storari definisce questo cambio di prospettiva una vera e propria “politica giudiziaria”: spostare l’attenzione dalle realtà clandestine alla responsabilità complessiva del sistema del lusso.
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