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IL LUTTO
05 Dicembre 2025 - 14:47
Non era solo un chirurgo: era una presenza che dava sicurezza. Piero Bretto, morto ieri a 78 anni dopo una lunga malattia, ha segnato la storia dei trapianti alle Molinette e in Italia. Per i pazienti era il “chirurgo dalle mani d’oro”, per gli amici e i familiari l’“angelo dai baffi”. Il mieloma multiplo che lo ha stroncato non ha spento la sua determinazione. «Ha combattuto fino alla fine con forza e dignità, proteggendoci e sorridendo sempre», racconta la figlia Elisabetta. Il funerale sarà martedì 9 dicembre nella chiesa dell’Immacolata Concezione in via Nizza. Laureato a Torino nel 1973, si specializza in chirurgia d’urgenza e vascolare, e si avvicina presto ai trapianti, allora ancora agli inizi in Italia. Nel 1980 va a Oxford per uno stage con il professor Peter Morris: l’anno successivo partecipa al primo trapianto di rene eseguito in Piemonte. Negli anni successivi porta innovazioni come i doppi trapianti da donatori over 65 e il prelievo laparoscopico da vivente, applicato a Torino dal 2001. Bretto ha operato fino alla malattia, guidando la Chirurgia vascolare dei trapianti renali per adulti e bambini, e lasciando un segno indelebile sia nella comunità medica sia tra i pazienti. La sua storia è fatta di interventi che diventano racconti: dal padre che salva il figlio neonato donandogli un rene, alla nonna che salva il nipote, fino a record come i nove trapianti in una sola notte di Natale del 2005, il primo intervento da sveglia in Europa e missioni internazionali. Ogni operazione rifletteva la calma, la precisione e l’umanità che lo contraddistinguevano. Il 25 marzo scorso, alle Molinette, Bretto riceveva la targa per i 10.000 trapianti celebrati nella sua carriera. «Era un papà e un marito presente, una persona che trovava sempre tempo per tutti», racconta la figlia. Curioso, brillante, amante della storia e della lettura, con un sorriso che rimarrà il suo segno distintivo fino all’ultimo giorno.
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