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Rapina alla banca di Osasio, svolta dopo un anno: il dna porta i carabinieri a un 48enne torinese

Gli inquirenti, un anno fa, avevano ricostruito il meccanismo del gruppo: i quattro rapinatori arrivavano periodicamente da Palermo, contando sull’appoggio logistico di un complice residente nel Torinese. Era lui a garantire appoggio, appunti, un tetto. Ma ora l’ipotesi si allarga: quell’uomo non sarebbe l’unico “torinese” della squadra

Rapina alla banca di Osasio, svolta dopo un anno: il dna porta i carabinieri a un 48enne torinese

La storia della rapina di Osasio, febbraio 2024, sembrava chiusa. Una banda di palermitani in trasferta, cinque arresti, un’auto rubata abbandonata a Carignano e una filiale svuotata di 35 mila euro dopo che dipendenti e clienti erano stati immobilizzati con fascette, trascinati nel bagno e lasciati a terra mentre i quattro uomini, volto coperto e pistola in pugno, ripulivano le casse.

Invece no. Il caso si è riaperto. E stamattina, all’alba, i carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino hanno bussato a casa di un 48enne torinese, già noto per reati contro il patrimonio. Una perquisizione delegata dalla Procura: non un dettaglio, ma il segno che l’uomo è indiziato di aver partecipato a quel colpo, finora attribuito alla sola batteria palermitana. Il motivo della svolta è in un frammento: un profilo di DNA repertato mesi fa dai militari della Sezione Investigazioni Scientifiche, all’interno dell’auto usata dai rapinatori. Il veicolo, risultato rubato, era stato trovato pochi giorni dopo il colpo. All’interno, tracce sparse: micro-segnature organiche che all’inizio non parlavano. Ci hanno provato i RIS di Parma, isolando quel profilo e inviandolo alla Banca Dati Nazionale del DNA. La risposta, arrivata di recente, ha rimesso in moto tutto: match positivo. Quel codice genetico appartiene proprio al 48enne torinese finito oggi tra i sospettati. Gli inquirenti, un anno fa, avevano ricostruito il meccanismo del gruppo: i quattro rapinatori arrivavano periodicamente da Palermo, contando sull’appoggio logistico di un complice residente nel Torinese. Era lui a garantire appoggio, appunti, un tetto. Ma ora l’ipotesi si allarga: quell’uomo non sarebbe l’unico “torinese” della squadra.

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