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24 Aprile 2021 - 08:22
Licenziamenti congelati e cassa integrazione fino al 22 luglio: i 406 lavoratori dell’ex Embraco possono tirare un sospiro di sollievo dopo l’incontro di ieri fra Governo, Regione, sindacati e il curatore fallimentare Maurizio Gili. Ma è ancora presto per parlare di prospettive: non si sa cosa succederà fra tre mesi e non ci sono certezze su Italcomp, il piano di rilancio dell’azienda di Riva presso Chieri.
Per questo nessuno esulta al termine dell’incontro di ieri, che almeno ha rimandato l’incubo delle lettere di licenziamento: sarebbero dovute partire lunedì, invece resteranno nel cassetto del curatore fallimentare. L’assessore regionale al Lavoro, Elena Chiorino, parla di «buona notizia». Ma non significa che i problemi siano risolti: «La procedura di licenziamento dei 400 lavoratori prosegue, semplicemente non sarà effettiva fino all’esaurimento degli ammortizzatori sociali, il 22 luglio 2021», annunciano i sindacati in un freddo comunicato.
«Poiché i licenziamenti non sono formalmente sospesi, Fim, Fiom, Uilm e Uglm hanno organizzato un presidio per le 10,30 di lunedì: saremo sotto l’assessorato regionale al lavoro, in via Magenta a Torino». I sindacati chiedono che la procedura venga interrotta del tutto e che gli ammortizzatori vengano prorogati: in ballo c’è la cassa per Covid, che potrebbe “agganciarsi” a quella in scadenza a luglio.
Ma il curatore sostiene di non poterla richiedere, visto che l’ex Embraco (oggi Ventures) è ferma da anni e non è stata bloccata dalla pandemia. Invece il ministero del Lavoro, cui compete la decisione, è convinto che sia possibile. Per questo, nei prossimi giorni, è previsto un tavolo tecnico per sbloccare la situazione. Non solo: in ballo c’è anche il piano Italcomp, cioè la fusione tra l’ex Embraco e la Acc di Belluno per creare il polo italiano del compressore.
«Il ministero dello Sviluppo economico produrrà un verbale a riguardo - riferiscono ancora i sindacati - Nel documento le istituzioni si impegneranno ad autorizzare gli ammortizzatori sociali per i lavoratori di Riva, a garantire la liquidità per il prosieguo delle attività industriali della Acc e a sviluppare il progetto Italcomp». Se partirà sul serio, però, il piano non si svilupperà a Riva: lo stabilimento è considerato non adatto perché troppo grande e bisognoso di una bonifica per la presenza di amianto e di liquami nel sottosuolo.
Ma l’assessore Chiorino si sta già muovendo per trovare siti alternativi nella zona di Torino sud: «Italcomp è una proposta di politica industriale coerente con le competenze storiche dello stabilimento di Riva di Chieri. L’esperienza ci insegna che le riqualificazioni e le riconversioni industriali funzionano quando recuperano e valorizzano le competenze di prodotto di un sito: è fondamentale che gli sforzi si focalizzino per avviare questo progetto».
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