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il giallo
05 Aprile 2023 - 10:31
«Ettore è morto. Dovevi lasciarlo a me, lo avrai sulla coscienza per tutta la vita». Alle 6.40 del 5 aprile 2021 Gaja Prencipe, 48 anni, imputata per l’omicidio del marito Ettore Treglia, chiama l’amante dell’uomo, che vive in Puglia, e la informa del decesso del suo amato. Verso le 8, le ritelefona urlando: «Sei una tr..., sei contenta di quello che è successo?». Poche ore dopo, l’amante si presenta ai carabinieri di Lecce e consegna il proprio cellulare, dove sono rimasti gli audio che Treglia, poche ore prima di morire, le aveva inviato dalla sua casa di zona Mirafiori a Torino: «Sto prendendo botte...». E ancora: «Se mi trovate morto è stata lei...».
Ha parlato per ore come testimone - nei giorni scorsi - davanti alla Corte d’assise, l’amante della vittima di un omicidio ancora avvolto dal mistero. La donna, che preferisce mantenere protetta la sua identità, è stata colei che ha dato vita all’indagine. Perché due anni fa, quando Treglia venne trovato morto sul divano della propria casa, complice il caos della pandemia, tutti avevano dato per scontato che la sua fosse una morte naturale. Dal 118 al medico legale. Poi, il pm Paolo Cappelli, dopo essere stato informato dai carabinieri di Lecce del contenuto di quei messaggi lasciati dalla vittima poche ore prima di morire, aveva ordinato di non procedere alla cremazione, che era imminente. E l’autopsia aveva dato un esito inquietante: l’uomo sarebbe morto perché qualcuno l’avrebbe soffocato. A processo è finita la moglie, difesa dall’avvocato Alberto De Sanctis. La donna si è sempre professata innocente. Ma la procura non ha dubbi: sarebbe stata lei ad uccidere il marito, stufa di essere tradita.
«Conoscevo Ettore da quando ero bambina - ha raccontato l’amante di Treglia in aula - sono stata insieme a lui quando eravamo ragazzi. Vivevamo entrambi a Minervino di Lecce. Nel 2016 abbiamo iniziato a scriverci e nel gennaio 2020 lui mi propose di incontrarci in Puglia. Mi aveva detto di essere separato da quattro anni. Da allora abbiamo iniziato la nostra relazione d’amore». «È tornato in Puglia a dicembre - ha ricordato la testimone - ha affittato una casa. Nel febbraio 2021 è tornato a Torino. Poco dopo sono stata contattata al telefono dalla moglie. Mi disse di interrompere qualsiasi rapporto con lui, perché era sposato. Ma anche se lui mi aveva mentito, io lo perdonai. Mi disse che ormai con lei non stava più e che era malato di tumore al pancreas dal febbraio 2021. Mi disse di stargli vicino, se no non avrebbe avuto la forza di curarsi».
Come aveva accertato la procura, la teste ha fatto cenno ai frequenti litigi tra moglie e martio, che praticamente avrebbero vissuto da separati in casa. «Litigavano spesso - ha detto l’amante - perché lei controllava il telefono di lui e scopriva che ci scrivevamo. Lei lo picchiava e mi telefona spesso ordinandomi di cessare la relazione. A un certo punto, lei preso atto che non ci saremmo lasciati e mi propose di fare a metà. Di dividercelo. Di mantenere entrambe le relazioni, ma dissi di no».
«Proprio prima di morire - ha rivelato la donna - Ettore mi propose di venire a vivere con me in Puglia in maniera stabile. Ecco perché dopo avere saputo che era morto, io ero sicura che non si fosse suicidato. Poche ore prima mi aveva promesso di venire da me. Mi amava. Sarebbe arrivato entro pochi giorni». All’alba, la moglie chiamò per due volte l’amante, urlando, e aggredendola verbalmente, per dirle che Treglia era morto. Secondo il pm, si tratterebbe di una sorta di annuncio quasi auto accusatorio. Treglia aveva 50 anni. Prima di morire, all’amante aveva scritto: «Amore mio, se mi dovesse accadere qualcosa di brutto, sappi che è stata mia moglie. Se e domani mi trovano morto è stata lei, chiama i carabinieri».
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