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L'INTERVISTA
04 Dicembre 2025 - 11:31
Ieri in aula, a sostegno del gioielliere di Grinzane, c’era anche Franco Masciandaro, per tutti Frank Mascia. «Ha sparato, ma stavano facendo del male alla sua famiglia». Nato a Torino da una famiglia contadina «dove non c’erano soldi né lusso», da genitori di origini venete e lucane, è un pugile e ha 43 anni. Ultimamente spesso associato al politico Stefano Bandecchi - ce lo conferma: è responsabile Giovani Dimensione Bandecchi.
«Sono un conservatore: credo nei valori della famiglia, quelli con cui sono cresciuto». Due ore di intervista (che potete vedere sul nostro sito www.torinocronaca.it), la voce calma, un’estrema educazione: viene da interrogarsi su quanto i suoi contenuti usino toni forti per provocazione. «Lo ammetto, provocare era ciò che cercavo, volevo far passare il mio messaggio il più possibile». Tra tutti i suoi profili, 300mila follower. «Non sono razzista. Io sono contro l’immigrazione irregolare, quella che porta criminalità e problemi».
Mascia si definisce democratico, antifascista. Ma anche “camerata”?
«Nel periodo militare sì. Quel termine si utilizza in quel contesto, quello militare».
Si offende se la definiscono fascista?
«No, perché il fascismo non c’è più. Possono usare tutti gli aggettivi che vogliono, ma il fascismo non c’è più».
Cosa pensa del Pride?
«È ostentare la propria sessualità, non mi piace».
Filosionista o pro-Palestina?
«Né uno né l’altro».
Ha votato alle ultime elezioni?
«Fratelli d’Italia. Giorgia Meloni»
E Giorgia Meloni è una “camerata”?
«No. Non credo abbia fatto il militare»
E fra lei, Bandecchi e il generale Vannacci?
«Nessuno dei tre».
Recenti cronache raccontano come siano stati sequestrati i suoi profili social: Mascia è stato attenzionato in merito a un’inchiesta che lo vede indagato - insieme ad altre persone - per istigazione a delinquere, usurpazione di funzioni pubbliche e violenza privata. E per sabato prossimo aveva lanciato una manifestazione legata al suo movimento, Patrioti Italiani. «E non potendo usare i miei profili, non sono così certo che a tutti arrivi la notizia che la manifestazione non si farà».
Era autorizzata come manifestazione?
«Sì, assolutamente»
Le ronde?
«No, non faccio ronde. Facevamo camminate antidegrado».
Qualcuno è mai stato colpito?
«No»
E del raid anti-spaccio a Barriera?
«La verità? Avevo organizzato una manifestazione a Barriera di Milano, zona Sempione, dove ci sono piscine e un parco che sono abitualmente frequentati da tossici e soprattutto spacciatori. E proprio un pusher sostiene che, al termine di questa manifestazione, uno dei ragazzi che era con me lo abbia colpito».
Abbiamo scritto che a casa sua sono stati trovati diversi oggetti...
«Smentisco, da me c’era solo una pistola a salve. E ho ricevuto diverse visite sgradite».
Quindi un’arma finta. E il resto, i tirapugni e i finti distintivi?
«Non a casa mia, a casa di altri».
Si dice che facesse anche corsi di “addestramento” per piccoli “eserciti” con un kit: bastone telescopico, torcia che somiglia a un manganello.
«Quella torcia è regolare. Legale. Venduta ovunque: si allunga come un selfie stick. Non lo nego, esteticamente sembra un manganello. Non lo è. Inoltre, in quei kit vi sono anche abiti anti-taglio, scarpe da lavoro, comode».
Un periodo particolare questo per le notizie legate a influencer, pugili e contenuti ritenuti violenti. Come il caso di Don Alì. Avete qualcosa in comune?
«In comune? Nulla, solo che entrambi usiamo i social».
Il futuro?
«Tornerò, più forte di prima, ma rivedrò la forma dei miei contenuti».
Ambizioni politiche?
«Arriveremo al Parlamento tra due anni con Dimensione Bandecchi».
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