Fine Ottocento: epoca di crisi (la prima crisi economica globale!), epoca di disagio per tanti e tanti contadini piemontesi, rovinati dalla filossera che falcidiava la monocoltura della vite. E allora? E allora si doveva cambiare, pena avere le tasche vuote e ridursi ad emigrare oltreoceano. Bartolomeo Bertorello a Vezza d’Alba e Luigi Casetta a Canale ebbero un’idea: cambiare coltura. Non avrebbe risolto il problema della recessione globale, ma almeno avrebbero evitato di combattere contro i mulini a vento della filossera. Scelsero le pesche, all’epoca ancora una “novità” in Piemonte. I risultati furono modesti, ma soddisfacenti.
E nel 1885 a Vezza d’Alba Ettore Ferrio e l’anno dopo Severino Deltetto a Santo Stefano Roero replicarono l’iniziativa dei due pionieri. Ferrio e Deltetto erano due ricchi proprietari terrieri, ed applicavano all’agricoltura l’intraprendenza di chi ha idee diverse. I cocciuti contadini albesi non ne volevano sapere: loro con le viti c’erano cresciuti. Ma cambiare era possibile, lo testimoniavano i pochi intraprendenti che avevano avuto il coraggio di mettersi in gioco. Insomma, per farla breve: la peschicoltura venne accettata e fu un affare per tutti. Un vero e proprio tesoro per il Roero e per l’area di Vezza e Canale in particolare, tanto che nel giro di pochissimi anni numerosi contadini decisero di seguire la via della pesca, estirpando le viti che vennero rimpiazzate dagli alberi da frutto.
Nacque la pesca di Canale, che è una delle caratteristiche del territorio roerino; i primi mercati delle pesche, tenuti a inizio Novecento, testimoniarono l’interesse per questa prelibatezza. Ancora oggi, ogni anno nel mese di luglio è possibile approfittare della Fiera del Pesco di Canale per assaporare e conoscere le pesche e conoscere meglio questo territorio. Fu proprio a inizio Novecento che si diffuse un dolce che oggi è diventato un vero e proprio classico della cucina piemontese: la pesca con l’amaretto.
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Tagliata a metà, cotta al forno e riempita con una crema deliziosa di cioccolato ed amaretti, la pesca di Canale diventa un goloso dolce al cucchiaio. Questa volta, non si sa con precisione chi abbia iniziato la “moda” della pesca ripiena (ël persi pien, in piemontese) ma senza dubbio essa divenne un dolce ottimo e di grande diffusione: lo si ritrova in molti ricettari di inizio secolo, testimoniando così la rapidità della diffusione della pesca e la versatilità dei cuochi subalpini.
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