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27 Luglio 2021 - 09:54
Sacro Monte di Varallo
Come consentire ai pellegrini europei di raggiungere Gerusalemme senza rischiare la vita? Nel Quattro-Cinquecento, i pellegrinaggi nei luoghi santi erano costantemente sotto la minaccia degli ottomani, che non erano propriamente accondiscendenti con i fedeli cristiani. Dunque? Se i pellegrini non potevano recarsi a Gerusalemme, Gerusalemme sarebbe venuta in Europa. Nacque così l’idea di realizzare una serie di luoghi devozionali che richiamassero, per certi versi, la Terrasanta. In Piemonte, a Varallo, i frati minori promossero la realizzazione di una “nuova Gerusalemme” o, per usare il termine più in voga ed oggi più diffuso, “sacro monte”.
Questo luogo spettacolare, inserito a partire dall’anno 2003 nel patrimonio Unesco insieme ad altri siti facenti parte del percorso dei “sacri monti” di Piemonte e Lombardia, è uno dei più spirituali e dei più emblematici dell’intera regione. Iniziato nel 1486, il complesso si compone di una serie di cappelle e di una basilica, che costituisce il punto di arrivo del percorso devozionale. L’idea di realizzare questo luogo così speciale venne al beato Bernardino Caimi, francescano, che fu più volte in Terrasanta con delicate missioni diplomatiche. Fu in queste occasioni che maturò l’idea di trasferire Gerusalemme in Italia, creando un sito che riproducesse i luoghi santi per facilitare i pellegrini. Pedagogo, attento all’educazione dei fedeli, Bernardino Caimi creò il modello per tutti gli altri Sacri Monti, realizzati imitando il felice risultato ottenuto a Varallo.
Le odierne 43 cappelle, che contengono raffigurazioni della vita di Cristo realizzate mediante sculture in terracotta, sono dei veri capolavori: a Varallo lavorarono artisti del calibro di Gaudenzio Ferrari, Galeazzo Assisi, Bernardino Lanino. Il cardinale di Milano san Carlo Borromeo si innamorò di Varallo, e vi fece visita quattro volte promuovendo il Sacro Monte e contribuendo a renderlo noto e celebre nel mondo. Furono poi i Savoia a proseguire la valorizzazione del luogo, a partire dal ducato di Carlo Emanuele I, il quale si recò pellegrino a Varallo nel 1583. Il risultato dell’impegno e del lavoro di cardinali, duchi, artisti e naturalmente religiosi e religiose è un complesso unico al mondo, con oltre ottocento sculture in legno o terracotta a dimensione naturale e tremila affreschi.
La Nuova Gerusalemme fu completata nella forma attuale soltanto alla fine dell’Ottocento (la facciata della basilica dell’Assunta risale, infatti, al lontano 1896), dopo continui lavori di rifacimento, di restauro, di miglioramento; arroccata sulla sommità di uno sperone roccioso nella Val Sesia, immerso nel verde dei boschi, è come una vera cittadella della fede e della spiritualità, un luogo del silenzio e della preghiera che, curiosamente, molti piemontesi ancora non conoscono.
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