La buona società torinese era fortemente attratta dalle cose del cielo. È poco noto, ma a Torino lo studio del cosmo fu ben radicato nella corte sabauda, specie nel Sette-Ottocento. Già Vittorio Amedeo II aveva dato ordine di costruire un rudimentale osservatorio astronomico sul tetto del palazzo dell’Università, in via Po. A metà Settecento, per volere di Carlo Emanuele III,padre Giambattista Beccaria scrutava gli astri con un telescopio e con strumenti che gli permisero di calcolare il famoso “gradus taurinensis”. Mancava, però, un osservatorio dotato di tutti gli strumenti adatti allo scopo; fu Vittorio Amedeo III a finanziarlo: nella seduta dell’Accademia Reale delle Scienze del 28 giugno 1789, il sovrano annunciò la prossima costruzione della “specola”, che sarebbe stata allestita sul tetto del palazzo del Collegio dei Nobili (oggi, dell’Accademia delle Scienze).
Nel giro di un anno, tutto era pronto: il 30 novembre 1790 avvenne l’inaugurazione; il trasferimento degli strumenti di padre Beccaria, morto nel 1781, avvenne soltanto l’anno successivo. Oltre agli strumenti, furono spostati anche i mobili e molti libri di padre Beccaria che furono affidati all’abate Giuseppe Antonio Eandi, successore di Beccaria alla cattedra di Fisica e direttore della specola universitaria. La direzione della specola fu affidata al presidente dell’Accademia e al segretario della Classe di Scienze Fisiche, che chiamarono a collaborare uomini come Tommaso Valperga-Caluso e il nipote dell’abate Eandi, Antonio Maria Vassalli-Eandi.
Nell’Ottocento, però, le strumentazioni si fecero più precise e si cercò un nuovo e più degno luogo per l’osservazione degli astri. La soluzione venne dalla stessa Corona, che aveva a disposizione l’immenso palazzo Madama. Dunque, nel 1822, l’osservatorio del palazzo del Collegio dei Nobili si trasferì in una struttura più moderna, costruita sulla sommità dell’antica casaforte degli Acaja. Il trasferimento avvenne sotto la direzione dell’astronomo Giovanni Plana: le cartoline dell’Ottocento e dell’inizio del Novecento testimoniano ancora la presenza, sul tetto del palazzo Madama, di questa strana “cabina” che scrutava il Cielo.
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L’osservatorio rimase in piazza Castello per quasi un secolo: i macchinari divennero nel tempo antiquati e, soprattutto, divenne sempre più difficile osservare la volta celeste dal momento in cui le mille luci di Torino disturbavano il lavoro degli scienziati. Si convenne, dunque, di costruire un osservatorio in collina, del costo di 230.000 lire dell’epoca: per opera di Giovanni Boccardi, tra il 1917 ed il 1912 la specola fu sostituita da una struttura più moderna, realizzata in collina, a Pino Torinese. L’osservatorio di palazzo Madama rimase comunque al suo posto, anche se vuoto: fu smantellato soltanto nel secondo dopoguerra. Di esso, rimangono dunque le sole immagini antiche, che danno a palazzo Madama un aspetto curioso e certamente “fuori moda”.
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