Ora politiche per i lavoratori

Lo scrittore Guido Maria Brera, che di finanza peraltro è uno che ne capisce, eccome, nel suo nuovo libro prende il Candido di Voltaire e lo mette in sella a una bici da rider, a pedalare verso una rivoluzione contro un mondo dominato da un algoritmo. Il delivery, ossia la consegna a domicilio del cibo e non solo, è stata la grande scoperta collettiva di questi mesi di pandemia, una svolta sociale ed economica, che ha abbandonato una platea più avvezza ad applicazioni e informatica per allargarsi a tanti.

Possiamo tranquillamente dire che i rider sono tra coloro che tengono in piedi le nostre città. Così come, impossibile non notarlo, il colosso Amazon è il segno di una rivoluzione che apporta grandi vantaggi, enormi possibilità di sviluppo e investimento per i territori (parole dei manager di Amazon, si badi bene), ma anche situazioni lavorative che ci rimandano, per il tono delle denunce, ai periodi più bui della storia industriale.

Lo sciopero che si annuncia per lunedì, che punta a prendere l’intera filiera, anche i lavoratori “in somministrazione”, ossia i precari, è a suo modo un punto di svolta: cambiano le lotte per i diritti e per il lavoro, cambiano le situazioni. Abbiamo a che fare, però, non solo con le multinazionali: perché in questi mesi abbiamo imparato a definire «indispensabili» alcuni lavoratori.

Ed è questo che non dobbiamo dimenticare, in un momento in cui, sul Paese, si allunga lo spettro di quello che sarà il “dopo”, con lo sblocco dei licenziamenti e i conti della crisi. In barba a ristori o sostegni che dir si voglia. È tempo - adesso, non fra un mese, un anno - di ripensare alle politiche del lavoro. Di tutti i lavoratori.

andrea.monticone@cronacaqui.it