Cerca

Un insulto alla memoria

Lombroso

Un'immagine di Cesare Lombroso tratta dal museo a lui dedicato

Napoleone Bonaparte scriveva da Sant’Elena che «meglio sarebbe non aver vissuto che non lasciare tracce della propria esistenza». Non deve pensarla così l’oscuro senatore di Potenza, De Bonis, eletto tra i pentastellati e poi espulso per una truffetta, visto che vorrebbe cancellare per sempre la memoria di Cesare Lombroso, sigillando il suo museo con l’accusa di “razzismo scientifico”.

Un altro passetto di quella danza invereconda che parte da lontano, addirittura dai romani che la chiamavano “damnatio memoriae”, per arrivare alla recentissima “cancel culture” degli americani che per supposto razzismo volevano addirittura abbattere le statue dei padri fondatori, fino ad arrivare a George Washington. Nel nostro piccolo a farne le spese rischiava di essere persino il monumento a Indro Montanelli per quella vicenda della sposa nera e bambina.

Piccoli sussulti di una cultura del vittimismo perniciosa che ora tocca Torino e una di quelle istituzioni che di fatto sono una eccellenza in campo scientifico. Aggiungo più note a livello internazionale che casalingo. Ma che vuole il senatore che addirittura coinvolge il ministro Franceschini, nei suoi pregiudizi? È chiaro, cerca notorietà, o almeno qualche passaggio sui social, tanto per non ammuffire nell’oblio.

Quello che infastidisce è il riferimento becero a Lombroso per gli studi sui briganti meridionali e in particolare sulla fisiognomica, poi disconosciuta dalla scienza. E in particolare con un parallelismo con la Germania nazista di cui sempre il senatore favoleggia di un museo sulla superiorità ariana. Per sbattere dove so io questa interpellanza del De Bonis, basterebbe davvero solo usare la memoria: Lombroso, piaccia o non piaccia a qualcuno, resta il padre della moderna criminologia. Salvo diverso parere del Ministro, ovviamente.

beppe.fossati@cronacaqui.it
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Logo Federazione Italiana Liberi Editori L'associazione aderisce all'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria - IAP vincolando tutti i suoi Associati al rispetto del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale e delle decisioni del Giurì e de Comitato di Controllo.