Da lunedì saremo in zona bianca. Potremo tornare in piscina, a seguire il corso interrotto mesi fa, fare una bella tavolata (ma solo all’aperto) con quanti amici ci pare, circolare all’ora che più ci aggrada senza doverci giustificare. Finalmente liberi (con tutte le raccomandazioni su distanze e mascherine), finalmente padroni di un altro pezzo di vita che ci è stata tolta dal virus e da tutto ciò che la pandemia ha comportato. Comprese le scelte dei due governi che, succedendosi, hanno cercato di tenerla a bada dicendoci ciò che ci era consentito o meno fare.
Una libertà a fisarmonica, con il pubblico costretto a seguire la musica di suonatori che non sempre hanno seguito lo stesso spartito. Anzi. I pareri diversi, per quanto illustri e autorevoli, degli esperti cui la politica si è affidata per prendere le decisioni, le fughe in avanti (o indietro) dei politici per mera convenienza elettorale, non hanno fatto altro che aggiungere confusione al dramma dei malati e dei morti, mentre il contagio infettava il l’economia e le imprese. È pensando a questo, a quella fisarmonica che dopo aver preso fiato potrebbe sputare fuori l’aria un’altra volta richiudendoci in casa, che varchiamo il confine della zona bianca. Proprio mentre riesplode, dopo la morte di una ragazza di 18 anni, il caos sulle reazioni avverse dei vaccini, con AstraZeneca che torna sulla graticola e tanti “vaccinandi” che rinunciano agli appuntamenti.
In questo momento, in un Paese normale, ci si aspetterebbe che chi ricopre certi ruoli calibrasse le parole una ad una. oppure tacesse, scegliendo una voce, e soltanto una, per spiegare come le cose stiano veramente. Invece, ancora ieri, si è ripetuta l’ennesima farsa. A partire da quella famosa comunità scientifica unita nel dire che il vaccino ci salverà, ma poi, nei talk show e sui giornali, divisa come in un “Porta a Porta” a due settimane dall’elezione del presidente del consiglio degli infettivologi.
L’ultimo esempio ieri: quando si è fatta largo l’idea di utilizzare un altro tipo di vaccino per il richiamo degli under 60 che avevano ricevuto Astrazeneca come prima dose, Guido Rasi, ex direttore generale dell’Ema, oggi consulente del commissario Figliuolo, ha definito l’ipotesi del mix vaccinale «una soluzione ottima». Stessa soluzione su cui Massimo Andreoni, direttore di Infettivologia al Policlinico Tor Vergata di Roma, un’ora dopo, esprimeva «forti dubbi». Un confronto tra luminari legittimo, ci mancherebbe, ma che preferiremmo avvenisse nelle segrete stanze degli scienziati. Perché in mezzo ci siamo noi, che abbiamo il coraggio di ammettere di non saperne niente. Perché sul piatto c’è la nostra pelle. E sentirci dire che Astrazeneca - come ha fatto ieri il Cts - è «fortemente raccomandato per gli over 60», fa cadere le braccia. E anche un po’ arrabbiare. “Raccomandare fortemente” vuol dire tutto e niente. Scaricando su altri il dovere di decidere.
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Stefano.tamagnone@cronacaqui.it
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