Capita che una bella mattina di giugno mamme papà e bambini improvvisino un picchetto per salvare la loro scuola. E capita alle Vallette, quartiere da sempre problematico per l’abbandono di quella politica che facendo promesse, proprio qui ha fatto incetta di voti e ha vinto le elezioni. Così la protesta non appare affatto casuale. Anzi, dimostra come le parole e i fatti siano spesso in antitesi. Già perché alle Vallette c’è una bella scuola elementare, la Gianelli che ha fatto gola ad altri, tra cui l’istituto tecnico Grassi nella logica di quell’accorpamento dei plessi scolastici causato - dicono - dal calo delle nascite e dai cordoni ristretti della borsa pubblica. Così, già due anni fa, sulla carta la scuola non c’era più. E ora che le lezioni sono finite doveva cominciare il trasloco. Doveva, non lo scrivo a caso, perché i rivoluzionari del buonsenso hanno cacciato i traslocatori (per altro innocenti) e vinto la prima battaglia con il pubblico. Finirà male, lo sappiamo, ma questo segno di rivolta, contro chi considera i ragazzi e le famiglie come un nulla da manovrare a piacimento, dimostra come Torino ancora una volta smarrisca dei valori fondamentali. Le scuole, lo sappiamo sono vecchie, mal tenute, a tratti pure pericolose, ma sono anche dei simboli per l’infanzia. Una seconda casa, quasi una nuova famiglia. E a quell’età ci si affeziona al banco, al giardinetto, alle aule spaziose. Il trasloco per carità non sarebbe una tragedia se ci fosse un qualcosa in più che faccia sperare in un impegno pubblico meno evanescente. Il brutto di questa piccola tragedia di periferia, sta nel fatto che nella nuova scuola, la media Turoldo, le aule saranno piccole e affollate. Con quelle scritte brutte e volgari sui muri che non sono adatte ai ragazzi, figuriamoci ai bimbi che stanno imparando a leggere. Chi ha fatto i sopralluoghi non avrà contato i metri e neppure fotografato le oscenità. La spending review non guarda in faccia, purtroppo, neppure i bambini.
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