Vinciamo noi, gridava Beppe Grillo da piazza Castello, davanti a 20mila persone urlanti e sognanti. Era il 14 maggio 2014. I “vaffaday” erano il passato, il presente era lì, sotto il sole già caldo di una città da conquistare. Due anni dopo, il colpaccio. La cittadella di Asterix detronizzava Grissino Fassino e incoronava Chiara Appendino, il volto più spendibile del grillismo sabaudo, con un pedigree di buona borghesia e una laurea alla Bocconi. Bingo. Il 29 maggio 2021 a poche ore dal vaffa pensiero di Grillo su Conte (“è un incapace politico”) il Movimento è non solo nel caos, ma potrebbe rischiare addirittura di non aver simbolo e candidato alle elezioni comunali. A prima vista una debacle impensabile fino a qualche giorno fa. Tutt’altro che dietro le quinte Chiara si era spesa per Conte e, soprattutto per il rinnovamento dei 5 Stelle. Una dedizione all’ex premier che le era valsa addirittura il soprannome di “Contessa”. In silenzio aveva costruito persino la figura di un delfino per le comunali, individuandolo in Andrea Russi consigliere uscente e tecnico di radiologia, pronto a garantire la linea nazionale di Conte. Poi il macello. Svaniscono le mire di una poltrona nel direttivo nazionale per l’ormai ex sindaca e, tra delusione, incertezze per il futuro e anche rabbia, si fa strada l’ipotesi che lei possa lasciare. Non solo la poltrona, ma anche la politica. Intanto, alle sue spalle la fortezza pentastellata va in rovina, o almeno si divide brutalmente tra due fazioni. Quella del “Io amo Grillo” che conta sui duri e puri del consiglio comunale, capitanati da Valentina Sganga. Per l’esattezza i No Tav, gli amichetti dei centri sociali che, ricordiamolo, sono stati la vera spina nel fianco dell’Appendino capace di farle/farci rinunciare anche alle olimpiadi del 2026. E quella dei “Contini”, fedeli alla sindaca e, forse, speranzosi in poltrone future, visto che le attuali sono in scadenza e difficilmente rinnovabili. In mezzo i soliti tentenna, un po’Conte un po’ Grillo (come si legge su qualche post di Facebook) che aspettano forse una pace rabberciata, un nuovo condottiero o, come usa fare in Italia, un partitino di Giuseppi a cui accodarsi. Tornando al “vaffa” di Grillo a Conte, le ripercussioni per Torino potrebbero essere tutt’altro che trascurabili, a pochi mesi dalle elezioni. C’è di mezzo la proprietà del simbolo pentastellato e la stessa presentazione della lista, candidato sindaco compreso. Come dire, salvo smentite, che nessuno al momento ha il potere di decidere e, tanto meno di convocare un’assemblea territoriale. Insomma due fazioni in campo, ma senza gonfalone. E così, già ieri erano in campo i bookmaker a far di conto su come si potrebbero spalmare i voti degli (ex) Cinque Stelle sulla scacchiera elettorale e, soprattutto su chi potrebbe beneficiarne. Troppo presto fare i conti senza l’oste? Forse sì. Perché secondo qualcuno, Chiara potrebbe scendere in campo con una realtà civica portando con sé un pezzo di quell’establishment da cui proviene, lasciandosi alle spalle l’antipolitica del comico che ha fatto il suo tempo. Fantasie da calciomercato?
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