Lezioni di pianoforte

Immagini di spiaggia in un ponte di fine maggio, a Laigueglia. Sono seduto sulla sdraio in prima fila con una settimana enigmistica del 1956. Le compravo da bambino (zio Giugi mi aveva insegnato a risolvere i rebus e a fare i cruciverba più semplici), e le avevo fatte rilegare. Sono fermo su una crittografia mnemonica (PIANOFORTE 3-7-2-7) di cui non ho la soluzione perché nel tomo manca il numero seguente. La cerco con gli occhi persi tra le nuvole, ma la porca non viene. Vicino a me un bambino di circa tre anni sta costruendo una sagoma massiccia di sabbia, che per lui è un magnifico castello. Per evitargli l’andirivieni dalla battigia, il padre gli ha detto: ”scava nella sabbia: prima o poi troverai l’acqua”. E lui finalmente l’ha trovata, con grida di gioia. Poi ha iniziato a riempire con quella sabbia acquosa un secchiellino e a vuotarlo accanto al buco: il suo castello prende forma, lui aggiusta, compatta, con visibile soddisfazione. Il padre, saggio, evita di intervenire. Sa bene che i padri, presi dall’entusiasmo di tornare bambini, spesso si mettono a giocare loro al posto dei figli, costretti in disparte a guardare quel che vorrebbero fare. Tre lezioni di vita in una scenetta di spiaggia. Riempire e vuotare, sono i verbi della creazione umana (della donna incinta si dice “a l’è pien-a” e del suo parto si dice “si è sgravata”). Costruire è il verbo dell’homo faber, il gesto della sicurezza, lo stesso delle rondini e dei nidi. Poi la saggezza del padre verso il figlio, che va indirizzato, ma lasciato costruire da solo. Al largo, oltre le boe, scivola piano uno splendido Riva Acquarama. Deve aver l’età del mio giornale. Accendo la pipa e torno al “pianoforte, 3-7-2-7”.

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