Quella scritta sul cemento

C’è scritto «noi siamo infinito» su quel blocco di cemento che restringe la carreggiata in corso Casale, una dedica d’amore, proiettata nel futuro, che campeggia dove giovanissime vite, con i loro amori, i loro carichi di futuro, si sono interrotte tragicamente. Vite spezzate all’alba, dopo ore di festa, di allegria, ché a quell’età le estati sembrano interminabili e non annunciano mai l’autunno della vita.

Sull’asfalto restano scarpe da ginnastica, i rottami, un collare ortopedico utilizzato durante i primi soccorsi, i teli del 118, macchie di sangue, anche sugli airbag esplosi dell’utilitaria distrutta, con il tettuccio tagliato e appoggiato come una lapide dall’altra parte della strada. E poi c’è quella scritta, con sotto una data e una lunga stringa di lettere, delle iniziali, poi a chiudere tutto un cuoricino.

Chi l’avrà tracciata? E per cosa, per celebrare un amore o un’amicizia? Quei ragazzi saranno ancora insieme? Sorridono ancora o si sono persi, l’amicizia è terminata? Come sono terminate quelle vite, forse proprio a causa di quella strettoia delimitata dal cemento decorato dalla scritta, il residuo di un cantiere, di un intervento mai terminato...

Fa male persino solo pensarlo, anche perché le cause dell’incidente dovranno essere accertate. Ma le persone che abitano e lavorano a poca distanza dal luogo dello schianto di dubbi ne hanno pochi. «Quello è un tratto pericoloso» dicono. Come gran parte delle nostre strade, disseminate di cantieri ma anche di buche mai tappate, di trappole viabili in una rischiosa gimcana, di opere da portare a termine, annunciate e poi disperse nella trappola della burocrazia. L’unica cosa davvero infinita.

andrea.monticone@cronacaqui.it