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La questua è finita...

chiesa vuota

Foto di repertorio (fonte: Depositphotos)

La messa è finita? Magari no, ma la questua certamente, o ci manca poco. La crisi non si ferma certo di fronte al sagrato delle chiese: le cassette delle elemosine sono sempre più vuote, sempre meno persone mettono la monetina per accendere una candela, nella cesta che passa tra i banchi durante le funzioni entra sempre di meno. In compenso, si allunga la fila di chi alle parrocchie chiede aiuto: l’ex ceto medio, artigiani, professionisti, gente che non vive in povertà estrema ma che non sa come superare un momento di difficoltà, per una bolletta impazzita, per una necessità medica… Ventimila persone, almeno, quelle che si rivolgono alla Caritas qui in città E i soldi a disposizione non bastano, ne servirebbero almeno il doppio. Ed emerge un’amara realtà, che viene raccontata senza acredine o polemica, perché è un dato di fatto, non una opinione: la Chiesa è ricca (dall’8 per mille arriva qualcosa come un miliardo e mezzo di euro ogni anno, anche se la cifra è in diminuzione costante), ma le parrocchie e le organizzazioni caritatevoli sono povere. Se è alla parrocchia che ci si rivolge è perché altre strade sono ormai chiuse. E si allarga il solco, nelle nostre città, tra chi è ricco e chi è sempre più povero, con le periferie che riscoprono lo spirito di comunità come unica forza per l’aiuto reciproco; mentre l’inflazione sta costantemente a livello che non vedevamo dagli anni 80, le spese per l’energia sono più forti dei decreti del governo. Sono argomenti che dovrebbero essere al primo posto del dibattito pubblico, della campagna elettorale. Ma continuiamo pure a parlare dei balli della prima ministra finlandese…

andrea.monticone@cronacaqui.it
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