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IL BORGHESE

Il cucciolo marrone

Leggi il commento del direttore Beppe Fossati

Il cucciolo marrone

Il cucciolo marrone correva sfiorando il guard rail dell’autostrada che da Aosta porta a Torino. La lingua a penzoloni, il passo per chi è pratico di cani, pesante ma regolare. Inutile cercare di avvicinarlo, anzi, quando ho rallentato, il piccolo ha intuito un pericolo e si è infilato lungo la scarpata che qualche giorno fa gli operai hanno rasato quasi a zero. Ed è scomparso.

Ho pensato che qualche maledetto deve averlo abbandonato in qualche piazzola e poi ha messo in moto e se ne è andato puntando verso Torino. Così il cucciolo, fedele fino allo sfinimento, ha cominciato a rincorrerlo spinto da quella fedeltà che per noi umani è solo un optional. Una storia triste, una delle tante che riguardano i nostri amici a quattro zampe, spesso vittime del rito malvagio degli abbandoni che d’estate sono sempre più frequenti.

L’anno scorso, solo in Piemonte, sono stati centinaia, contando solo quelli che in qualche modo sono stati recuperati e ospitati nei rifugi. E qui si apre uno spiraglio di cuore grazie ai volontari, come è capitato proprio ieri a Pont canavese dove il coraggio di una signora ha permesso di salvare una ventina di cuccioli ridotti allo stremo in una stamberga, ammalati, denutriti, coperti di escrementi.

Lo raccontiamo nelle nostre pagine con le immagini di quelle bestiole che ora aspettano una famiglia, dopo la brutalità del loro padrone. Così la memoria corre a Buck, un meticcio che assomigliava ad un segugio e che mi adottò letteralmente, durante una passeggiata nei campi, quando ero ragazzino. Fu amore a prima vista durato quasi 12 anni. Il primo di una piccola compagnia pelosa, fino a Camilla, la reginetta di casa, e a Bonnie una barboncina che arriva dall’est ma conosce alla perfezione il dialetto universale dell’affetto a tutti i costi.

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