l'editoriale
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19 Agosto 2021 - 08:37
Un criminale senza nome che governa sulla città senza mai apparire, un nome che si collega a decine di omicidi e casi irrisolti, un potere che affonda nelle nebbie che salgono anche d’estate dalle acque della baia di San Francisco: Lombard. Ma quel nome è solo leggenda, giurano in polizia, una leggenda che un giornalista aveva trasformato in qualcosa di vero, tanti anni prima. Lombard, insomma, non esiste. Però è proprio questo nome che l’ispettore Frost Easton sente pronunciare dall’amico (che non vedeva da dieci anni) che gli muore letteralmente tra le braccia, dopo essersi trascinato a casa sua. Lombard esiste, allora? E se è una leggenda, perché il giornalista che ne ha scritto è morto?
Conosce a meraviglia i topoi della narrazione thriller Brian Freeman, che si tratti di agire tra i ghiacci e i venti di Duluth (ammetto che continuo a nutrire una predilezione per il tenente Stride, non me ne voglia Easton) o per le strade di San Francisco. Già, le strade: per Lombard è il nome della strada più tortuosa del mondo, un aggrovigliato nastro d’asfalto che sale e si contorce dalla baia alle alture, roba che solo Steve McQueen potrebbe incantarla. Come un serpente. Come serpenti rossi sono quelli che compaiono in luoghi di morti misteriose.
“La strada dell’inganno” (Piemme, 18,90 euro, traduzione di Gioia Sartori) è avvincente e tortuoso proprio come quella strada. Frost, che è un tipo particolare, che vive solo in una grande casa che ha ereditato assieme a un gatto, è il classico detective che diventa un cane sciolto e come ogni detective di grande thriller che si rispetti deve far quadrare anche i problemi di casa oltre alle indagini: nello specifico, è innamorato cotto dellla fidanzata del fratello maggiore. E magari... anche lei...
Sull sfondo dell’indagine c’è, oltre alla leggenda del supercriminale che tutto sa e tutto governa e tanto uccide, la new economy, gli interessi della politica, un giovane imprenditore genio che è però anche un individuo squallido e pericoloso, roba che “me too” chiamerebbe un esorcista, non solo un giudice.
Azione, intreccio, attrazione - anche la splendida escort Fawn merita più che una citazione in tutto questo -, un cocktail canonico, che bisogna però saper realizzare. Quindi, omicidi, colleghi investigatori ambigui, il classico capitano di polizia indecifrabile, l’amico artista di strada che è un concentrato di saggezza e buonsenso (ciò che manca a Easton, ovvio). E il gatto Sachs vi farà impazzire. Comunque non crediate che sia finita qui...
Considerato uno dei maggiori autori thriller americani, Freeman ha una curiosa caratteristica che lo differenzia dai suoi colleghi: ama il rapporto con i lettori, tanto che alla fine dei suoi libri c’è sempre un invito a esprimere pareri, a scrivergli, ad andare sulla sua pagina social e «per uno sguardo divertente sulla vita privata di uno scrittore, su quella di mia moglie Marcia», i cui blog di cucina devono aver avuto una parte nella costruzione del personaggio del fratello di Frost e anche della sua fidanzata. Freeman giura di rispondere di persona a chiunque lo contatti. Provate: www.bfreemanbooks.com e brian@freemanbooks.com sono i riferimenti principali.
Ciao Brian, speriamo di rivederci presto a Duluth.
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