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L’indagine è come un gioco di specchi per scoprire chi ha ammazzato Malvasia

Malvasia
Un’altra sfumatura del nero, per una scrittura affilata e acuta come un coltello nel cuore”, firmato Maurizio de Giovanni. Comincia da qui, da quanto scritto sulla fascetta e poi nel risvolto di copertina del libro, il gioco di slittamenti che ha preparato con sapienza costruttiva e di scrittura Gilda Policastro, in “La parte di Malvasia” (La nave di Teseo, 17 euro). Si comincia con tanto di morta ammazzata il 16 maggio 2013, la Malvasia del titolo, donna cordiale, comparsa da poco, senza che si capisca da dove venisse, al quarto piano di una palazzina di un’anonima cittadina in cui è come straniera, senza parenti né conoscenti. E poi l’inizio delle indagini sul delitto, con il commissario Arena e il giovane Gippo, esperto di informatica del commissariato, con la povera Celeste Anastasia, sospettata e subito fermata, e gli interrogatori, le deposizioni di vari personaggi legati alla vittima, spesso indicati solo con una iniziale maiuscola, più l’ambigua moglie che “parla per ellissi”, insofferente e acquiescente, di quello che si scoprirà essere l’amante sposato di Malvasia. Ricordi, deposizioni, commenti che paiono più voci che personaggi, un insieme di notazioni e pensieri come tasselli di un’indagine che non è necessariamente quella della polizia, una storia che si monta e si smonta di continuo in un gioco straniante di rimandi e impossibili rispecchiamenti.
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