l'editoriale
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07 Aprile 2022 - 08:52
Un romanzo che inizia con una privazione, in questo caso la morte di uno dei protagonisti, non può non essere un romanzo di “viaggio”, di percorso, è una narrazione a rovescio, che verte non sul raggiungimento ma sul percorso, un po’ a inseguire, così come «Dio insegue» le persone, non offre felicità né messe alla prova e la fede ha le sue vie, tanto che la religione è solo una di esse. E inizia con la morte di Charles, dunque, il romanzo di esordio di Cara Wall, “Amatissimi” (Fazi, 18,50, traduzione di Silvia Castoldi), ministro del culto della storica Terza Chiesa Presbiteriana al Greenwich Village. A piangerlo disperato è James, che è stato ministro nella stessa chiesa e nello stesso momento: una coppia di predicatori a reggere la medesima comunità e dividere quarant’anni di studio, di vocazione, di amicizia e di cambiamenti sociali e di matrimonio. Le loro mogli, Nan e Lily, sono forse il focus autentico di questo romanzo. Che, è quasi obbligo il dirlo, vive di privazioni: le morti in guerra e peggio il ritorno privati della speranza, il futuro cancellato, gli aborti spontanei, la negazione di quel che si è. Come la morte di Jane, tecnicamente segretaria della Chiesa, in realtà colei che la regge nel bel mezzo degli anni Sessanta, che minaccia anche il licenziamento dei due reverendi e poi li sostiene. Ma a un certo punto deve andarsene: non per espediente narrativo, per far arrivare un nuovo personaggio (Marcus, nero in una chiesa di bianchi, la meravigliosa Annelise), bensì perché è finito il tempo, la sua missione ora è un’altra.
Charles, dicevamo, il primo ad andarsene dei quattro, non a caso. Figlio di un docente universitario e destinato alla medesima elitaria cerchia: studioso di storia, appassionato. Trova la sua vocazione quasi per caso. Lily, che diventa sua moglie, è orgogliosamente atea, segnata da un lutto giovanile, è intellettuale e libera, rifiuta l’idea stessa di Dio ma non può rifiutare l’amore di Charles, perché quell’amore è lui, è lei stessa. James, invece, è figlio della working class, suo padre lotta con l’alcolismo per dimenticare gli orrori della guerra, mentre lui arriva al college per salvarsi da un presente e futuro privi di prospettive, grazie al denaro di uno zio irlandese. Una «vocazione che è l’inquietudine» dice a James il padre di Nan, parroco nel Mississippi.
Circa quindici anni ha impiegato Cara Wall a realizzare questo romanzo, nato mentre insegnava inglese nelle scuole superiori, dopo la laurea a Stanford e un corso di scrittura creativa all’Università dello Iowa e la nascita della figlia. Un romanzo che attraversa anche la storia della sua stessa famiglia: le piace dire che è di suo padre l’impermeabile di Charles, che è lei nella carrozzina davanti alla chiesa, che è della sua famiglia l’appartamento di Islington a Londra dove vivono per un certo periodo James e Nan, «sì, i miei personaggi sono basati sulle vecchie foto dei miei genitori e i loro amici». E inoltre, «ho preso tre fatti dalla chiesa della mia infanzia: che ci fossero due ministri del culto, che uno avesse un figlio autistico (nel romanzo, succede Charles: e per questo bambino, uno dei suoi gemelli, Lily svelerà una forza e una capacità di amare sorprendenti, una fede nella vita e nella forza di andare avanti e combattere, mentre Charles fuggirà da se stesso, ndr) e che nel palazzo della chiesa fosse stata realizzata una chiesa per bambini autistici». E come mai la scelta di due ministri del culto per un romanzo che, più che sulla fede, è sull’amore la ricerca dell’eguaglianza sociale? «Perché i ministri del culto pensano profondamente alla vita. Ma in realtà parlo del tipo di comunità in cui sono cresciuta: una comunità di amici impegnati nel benessere reciproco, interessati alla vita dell’altro, che celebrano con gioia i momenti belli e si sostengono a vicenda in quelli cattivi: una comunità di persone che cercano il senso della vita nelle loro relazioni reciproche». Amatissimi.
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