l'editoriale
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09 Giugno 2022 - 08:58
Ci sono posti più adatti per una vacanza che per un funerale, certo. Eppure anche nei paradisi ci sono sempre i serpenti. «Kanu prende, Kanu prende chi vuol essere preso» ammonisce la saggezza antica di questa isola incantevole dove Lissa è sparita, inghiottita dalle acque e dove si celebra una cerimonia funebre senza funerale. Ma il serpente è davvero Kanu?
“Come uccidere la tua migliore amica” (Piemme, 19,90 euro, traduzione di Gloria Pastorino) di Lexie Elliott è un thriller infarcito di false piste e costruito con efficaci meccanismi. C’è una voce narrante che spiega, appunto, quale potrebbe essere il metodo migliore per uccidere un’amica, ma ci sono anche le altre due voci, quella di Georgie - l’amica un po’ più distante, che arriva all’ultimo al funerale, quella dalla vita disordinata - e quella di Bron. Tre voci narranti per ricostruire la storia di un’amicizia fondata sull’amore per il nuoto, le gare al college, amori e disamori, vite che si separano, e per occultare un assassino e, possibilmente, anche la vittima.
Lissa nuotava meglio di tutte, è chiaro. E conosceva bene quei luoghi, visto che ci si è trasferita per gestire assieme al marito un complesso turistico: possibile che ignorasse la pericolosità della baia dove è sparita? Possibile che non conoscesse la storia di Kanu?
Georgie è quella che, in questa costruzione senza investigatori professionali, si assume il ruolo di capire, di scandagliare, anche perché ci sono segreti che è molto brava a nascondere - i grandi segreti tra migliori amiche: una pratica che provoca tragedie fin dal liceo, ne sono pieni i film americani, prendete nota - e soprattutto perché finisce nel mirino di qualcuno pure lei. Bron, invece, la si potrebbe definire «underdog», la sfavorita, quella in secondo piano. Quanto agli uomini - mariti, amici, spasimanti - non è che facciano figure edificanti...
Il gioco è comunque tutto sulle voci narranti, negli sguardi e nei punti di vista: costruzione alternata, dissimulazione, indizi contraddittori.
Dopo “La ragazza francese”, Lexie Elliott dà prova di aver compreso i meccanismi tecnici della tensione e realizza così un libro elegante che si sconsiglia di leggere in un resort sulla spiaggia. Anzi, a dirla tutta, evitate anche le piscine: le acque più trasparenti e tranquille non sono necessariamente le più sicure.
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