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Il diacono King Kong spara nella Brooklyn del 1969

james mcbride
Hettie se n’è andata una notte, perché ha visto le luci di Gesù come fiocchi di neve e doveva quindi andare a cogliere fiori al porto. L’hanno poi trovata a galleggiare gli uomini dell’Elefante, strana specie di contrabbandieri. E adesso il vecchio Sportcoat, diacono della chiesa delle case popolari, se ne va in giro a litigare con il suo fantasma, anche mentre sta andando a sparare al giovane Deems, spacciatore di eroina, ma dannazione se non era il più grande giocatore di baseball che quel pezzo di New York abbia avuto. Anno di grazia 1969, nella confusa comunità di quel margine che si affaccia sul porto della Grande Mela e osserva la Statua della Libertà, James McBride confeziona un romanzo di straordinaria intensità, divertente come solo la crudeltà può esserlo, intriso di rabbia e speranza, di visioni e incontri. Sono anni di fermento, quelli, ed è questa la ragione che spinge McBride, già autore del meraviglioso “The Good Lord Bird”, ad ambientare lì e in quell’epoca “Il diacono King Kong” (Fazi, 20 euro, traduzione di Silvia Castoldi), dove King Kong è il soprannome sul soprannome per il vecchio Sportcoat, perché così viene chiamata quella bomba alcolica nascosta nel locale caldaia di cui si riempiono lui e i suoi amici naufraghi. Tra il formaggio di Gesù che compare misteriosamente, il contrabbandiere italiano che deve affrontare un incontro dal passato, i trafficanti di droga più strani mai visti, e naturalmente lo spacciatore ex fenomeno del baseball che, a conti fatti, non è altro che un ragazzo, l’aspirane detecetive sotto copertura, l’epopea di questo pezzo di Brooklyn trascina, commuove come una nevicata di Hubert Selby Jr, diverte come un dannato blues. IL DIACONO KING KONG Autore: James McBride Editore: Fazi Genere: Romanzo Prezzo: 20 euro
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