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Ammazzata e lasciata seminuda in montagna: «Una questione di soldi»

vigilessa

Laura Ziliani

Per capire davvero come sia morta ci vorranno ancora giorni. Per l’esito degli esami tossicologici o delle analisi approfondite disposte sugli organi interni. Ma in procura, a Brescia, dall’Istituto di Medicina legale è arrivata la conferma ufficiale: il corpo senza vita trovato domenica 8 agosto a Temù, in Valcamonica, nel boschetto lungo l’argine del fiume Oglio, è quello di Laura Ziliani, 55 anni, scomparsa dal paese la mattina dell’8 maggio scorso. E a stabilirlo senza margine di dubbio alcuno è il risultato della comparazione del dna tra il campione prelevato dalla salma e quello fornito da Lucia, 24 anni, l’unica figlia della ex vigile non indagata per la sua morte.

Ipotizzando l’omicidio volontario e l’occultamento del cadavere, alla fine di giugno, il pm Caty Bressanelli ha iscritto la figlia più grande, Silvia di 27 anni - che denunciò la scomparsa della mamma - e la più piccola, Paola, che ne ha 19, oltre al fidanzato della maggiore. Il movente potrebbe essere di natura economica. Ma sono ancora molte le domande che, ad oggi, non trovano risposta. A partire proprio dalla causa del decesso: sul corpo di Laura nessun segno di violenza o lesioni evidenti, esterne o interne. Negativa anche la Tac che non ha riscontrato alcuna frattura, escludendo quindi con tutta probabilità l’ipotesi di un incidente in montagna. Lei, così esperta di escursioni e vette, tanto da tornarci quasi tutti i weekend, non aveva il gps con sé.

Stranissimo. Ed è stata trovata con addosso solo brandelli di una canotta o un paio di slip, vale a dire indumenti che di certo non riconducono a una donna che si era preparata per una passeggiata in quota. Piuttosto, a un momento di riposo in un posto sicuro. Nei polmoni non c’era acqua.

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