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08 Ottobre 2021 - 15:15
Dall’aereo privato precipitato domenica alle porte di Milano non sarebbe arrivata, nel corso delle comunicazioni “terra-bordo-terra” tra il pilota e il Centro di controllo radar di Linate, alcuna segnalazione di emergenza, né relativa a un’avaria o a problemi al motore né legata al maltempo. E non ci sarebbe, dunque, alcuna evidenza nelle comunicazioni di problematiche riferite dal pilota in merito alla deviazione dalla rotta “standard”. Tra le ipotesi al vaglio di inquirenti e investigatori che indagano sull’incidente c’è anche lo “stallo del motore”. A parlare di blocco è stato uno dei tecnici dell’Enac che si occupa del caso, sulla base dei filmati delle telecamere di sorveglianza della zona, in cui si vede il velivolo precipitare ad altissima velocità con il muso a 90 gradi e disintegrarsi sull’edificio. Da quel video, i cui fotogrammi dovranno essere analizzati dalla polizia scientifica, non risulta il motore in fiamme. Il pilota chiese di rientrare poco dopo la partenza da Linate, gli uomini della sala radar si sono accorti che il Pilatus stava virando verso destra in modo anomalo invece di procedere verso sud e hanno ricevuto una comunicazione dal pilota, il quale pronunciò una frase del tipo «little deviation (piccola deviazione, ndr)», ma senza il motivo o allarmi specifici. Poco dopo avrebbe chiesto un «vettore», ossia uno spazio per rientrare verso l’aeroporto. Dopo meno di un minuto la traccia è sparita dal radar perché l’aereo ha iniziato a scendere in picchiata. A quanto si è saputo, circa tre minuti dopo il decollo da Linate, l’aereo dopo la partenza, una quota standard di 5mila piedi, quando era a un’altezza di circa 3.500-4.000 piedi, ha continuato in modo anomalo. La tragedia resta avvolta nel mistero.
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