Erano partiti da Roma all’alba, con una missione speciale: uccidere. In tre si erano messi in viaggio, uno alla guida di una Smart bianca, gli altri due su una Giulietta grigia, diretti a un casolare di campagna nei pressi di Soriano del Cimino. Il «ferro», come usa tra malavitosi, era stato nascosto sotto il sedile, a portata di mano. Erano arrivati in località Acquafredda attorno alle 8 dello scorso 7 agosto. Si erano appostati. Sapevano che il loro uomo non avrebbe avuto scampo. E così era stato.
Salvatore Bramucci, 58 anni, amante della bella vita, super palestrato, culturista, con precedenti penali più o meno recenti, era morto all’istante, ucciso da una serie di revolverate. E adesso, neanche un mese e mezzo dopo, i presunti assassini sono finiti in carcere: si tratta di due 48enni romani, Tonino Bacci e Lucio Di Pietra, residente uno all’estrema periferia Est della capitale e l’altro a Guidonia. Entrambi arrestati con l’accusa di omicidio volontario e rinchiusi nel carcere viterbese di Mammagialla.
Una coppia di sicari, assoldata per uccidere, da un mandante rimasto nell’ombra: tra i due uomini richiusi in cella e l’ucciso sembra non sia mai esistito alcun tipo di legame. La ricostruzione degli inquirenti è stata dunque ritenuta solida e accolta dal gip. Un regolamento di conti maturato nel mondo della delinquenza comune (estorsione, usura, rapine), ma attuato con la tecnica di un commando.
I sicari avevano messo le loro auto di traverso sulla strada, per impedire a Bramucci di proseguire, erano balzati giù con le pistole in pugno e fatto fuoco attraverso il parabrezza: l’uomo era stato freddato da sei colpi di pistola, esplosi da neanche due metri, che l’avevano raggiunto al volto e all’addome. Chiuse le indagini, sono scattate le misura di custodia cautelare eseguite dai carabinieri del comando provinciale di Viterbo, in seguito a numerose perquisizioni andate a buon fine.
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Oltre ai due arrestati per omicidio volontario, ci sono tre complici indagati. La vittima fu punita per uno «sgarro», da quel poco che è filtrato dagli inquirenti. Decisivo il video che ha dimostrato la presenza vicino alla casa della vittima dei due arrestati, tre giorni prima dell’agguato. Evidentemente stavano svolgendo un sopralluogo.
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