Quindici omicidi per tratteggiare la geografia del crimine, spesso impunito. Da Foggia a Cerignola, da Manfredonia a San Severo, da Apricena a Orta Nova, da Zapponeta a Marina di Lesina. È sufficiente unire i puntini come nelle vignette della Settimana Enigmistica per far emergere un quadro sempre più preoccupante della Capitanata, una provincia-regione (più grande della Liguria), ma dotata di un solo Tribunale e di una procura che deve fare i conti con una criminalità sempre più arrogante e con una tenuta sociale a rischio se è vero che tre dei quindici assassinii sono stati firmati da «minorenni». Una spia, se vogliamo, di un malessere che andrebbe contrastato non solo con le risposte giudiziarie (quando arrivano), ma anche con imponenti misure sul fronte dell’assistenza sociale o del welfare più in generale. I dati sono inquietanti, «la gente sembra impazzita, si uccide per nulla», visto che rispetto allo scorso anno, nonostante il potenziamento degli organici «mobili» di polizia e carabinieri, il numero degli omicidi è salito da 11 a 15 con sedici vittime perché in un caso ci sono stati due morti (padre e figlio a Cerignola). Dei delitti scoperti, in 4 casi i sospettati si sono costituiti: gli omicidi di SalvatoreLombardi dell’8 aprile e di Francesco Pio D’Augelli del 18 luglio commessi da minorenni a San Severo; quello di Nicola Di Rienzo del 27 novembre a Foggia ammazzato sempre da un minore; e di Andrea Gaeta a Orta Nova ucciso il 3 settembre da Mirko Tammaro. In altre tre circostanze i presunti autori sono stati trovati sulla scena del delitto nell’immediatezza del fatto: il parricidio di Ennio Pompeo Favilla del 28 ottobre a San Severo; il femminicidio di Giovanna Frino del 16 dicembre a Apricena; l’accoltellamento a morte del romeno Ion Meluselu l’8 settembre nelle campagne di Manfredonia dopo un litigio con un connazionale. Nel duplice omicidio di Gerardo Cirillo e del figlio Pasquale Davide nelle campagne di Cerignola scoperto il 31 luglio, le indagini e le intercettazioni hanno portato al fermo, tre 3 giorni dopo il delitto, del bracciante Giuseppe Rendina, di Trinitapoli che a fine settembre ha confessato.
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