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Caso Orlandi, «ora Papa Francesco vuole tutta la verità»

papa francesco garramoin
Papa Francesco l’ha già ricevuta quattro volte, esprimendole solidarietà e il fermo proposito di aiutarla. «Ogni mia speranza è riposta in questo Papa coraggioso e dal cuore grande. Sarei pronta a morire per lui, lo giuro». Maria Laura Bulanti Garramon, madre di Josè, il ragazzino uruguaiano di 12 anni ucciso nel dicembre 1983 dall’uomo che trent’anni dopo (marzo 2013) si è autoaccusato del sequestro Orlandi, in questi giorni è a Roma per turismo, con il figlio Martin e i nipoti. «Avrei potuto chiedere udienza in Vaticano - dice - oppure parlare di nuovo in tv, come qualche anno fa, per sensibilizzare tutti sull’assurda morte del mio Josè, ma questa volta ho preferito pensare a loro, ai ragazzi. I giovani hanno bisogno di guardare avanti. Stiamo andando in giro per musei, monumenti. Un giorno a Napoli, un giorno a Venezia. Ma questo non vuole dire che mollo, la mia battaglia per la verità va avanti più forte di prima». La recente apertura di un’inchiesta in Vaticano sulla scomparsa di Emanuela Orlandi ha alimentato le attese: Marco Accetti, il fotografo oggi 67enne che investì suo figlio nella pineta di Castel Fusano, è infatti presente in entrambi i casi e ciò potrebbe fornire al Promotore di giustizia della Santa sede nuovi spunti d’indagine. Qualche settimana fa Maria Laura Bulantiaveva rivelato un suo convincimento, maturato dopo aver riletto le carte giudiziarie e studiato a fondo il profilo del personaggio. A suo avviso, Marco Accetti quel pomeriggio del 20 dicembre 1983 caricò José all’Eur e lo portò con il furgone Transit in direzione Ostia non autonomamente, ma «su ordine di qualche amico massone di suo padre, che era iscritto alla Loggia mediterranea, oppure di qualche faccendiere o criminale mai identificato». Il tutto con un obiettivo: «spaventare» lei e suo marito, frenare la loro attività di oppositori ai regimi di destra, che li aveva posti nel mirino delle polizie segrete alleate nel piano Condor. «L’intenzione di Accetti non era uccidere. Sono convinta che voleva essere un’azione intimidatoria. Però mio figlio era molto intelligente, tentò di fuggire e quel delinquente lo travolse e abbandonò sul ciglio della strada».
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