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Il “trucco” del finto statuto per spillare denaro per Bose

luciano menicardi

Padre Luciano Menicardi

E’ una guerra senza esclusione di colpi quella tra frà Enzo Bianchi e il suo successore padre Luciano Menicardi. Infatti, una “soffiata” fatta circolare nei giorni scorsi e attribuita ad ambienti vicini al fondatore di Bose, riferisce di uno statuto, redatto nel 2016, che conterrebbe una norma transitoria che attribuisce a Bianchi il ruolo di «Priore Emerito» con «compiti di governo nella comunità». Una norma che non compare, però, nello statuto ufficiale depositato in curia a Biella e presso la Santa Sede. «Di statuti ce ne sono due - confida una fonte anonima -. Quello autentico dove a fratel Bianchi non si riconoscono ruoli. E poi ce n’è un altro depositato presso le sedi di alcuni sponsor di conferenze o eventi sull’ecumenismo organizzati da Bose».

Un documento che sarebbe stato utilizzato solo e grazie alla presenza del nome di Bianchi che gode un ampio prestigio, per ottenere finanziamenti per gli eventi e la comunità. Lo statuto “finto”, riferisce la stessa fonte, si troverebbe tra i documenti inoltrati a tre sponsor: Regione Piemonte, Cariplo e Unicredit che hanno sostenuto le iniziative di Bose. Un retroscena, questo, che sarebbe solo il primo di una lunga serie di “colpi bassi” tra i due leader religiosi e che venerdì ha costretto monsignor Amedeo Cencini, delegato della Santa Sede, ad un “fuori programma” presso la sede ufficiale della comunità. Il primo effetto di questa «controffensiva» dei seguaci di Bianchi, avrebbe già prodotto una prima conseguenza: il fondatore lascerà la comunità, ma non per un “ben retiro” in un’isolata masseria in toscana; Bianchi soggiornerà, invece, in provincia di Torino. In un luogo che, secondo i più attenti osservatori, potrebbe diventare la sede di una nuova comunità dopo la diaspora con Bose e Bianchi porterebbe con sè, almeno una decina di seguaci.
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