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09 Maggio 2021 - 08:21
«Innamorata della mia bimba Lulù. Sembra che sia con noi da sempre. Tutti noi la amiamo immensamente. Grazie infinite agli stupendi volontari». È una delle tante lettere che riceve la Apachi che opera all’interno del canile di Chivasso da oltre venti anni e che testimoniano l’impegno e l’amore verso gli animali. L’associazione, che conta circa cento fra volontari e soci sostenitori esercita la propria attività occupandosi dei cani presenti, cercando di migliorare la loro vita di relazione interagendo con loro mediante uscite in passeggiata e collaborando con il personale preposto per la preparazione e somministrazione dei pasti. Particolare attenzione viene prestata all’aspetto sanitario. Oltre alle normali visite veterinarie, vaccinazioni e profilassi antiparassitarie interne ed esterne, in casi particolari ci si avvale dell’opera di specialisti e della clinica universitaria di Torino. Poiché il fine ultimo è quello di trovare una nuova e adeguata collocazione ai cani ci si avvale della collaborazione di comportamentisti e educatori cinofili. Proprio questo ultimo punto è uno dei fiori all’occhiello del sodalizio chivassese, come sottolinea la presidentessa Francesca Turigliatto: «Il nostro sistema sovverte quello classico che vede l’affidamento del cane dopo un’analisi del suo proprietario futuro. Noi - prosegue la Turigliatto - utilizziamo invece lo studio dell’animale, del comportamento e della vulnerabilità, della sua predisposizione a stare o meno con bambini o di essere adottato da un giovane, anziano o da una famiglia che si possa rivelare l’affidatario ideale».
L’associazione si occupa oltre che dei cani ospiti della struttura anche di adozioni a distanza e di aiutare le famiglie che hanno un cane con problemi di salute e non possono curarlo. Con l’aiuto di medici e volontari viene studiata la situazione dando vita ad una campagna di crowdfunding anche attraverso i social.
L’associazione da tempo si batte anche contro la tratta dei cuccioli di razza, spesso venduti a prezzi irrisori o molto più bassi di quelli che si potrebbero avere presso un allevatore specializzato. Questo è possibile grazie a incroci pericolosi, senza criteri selettivi perché i test per verificare la presenza di tare genetiche costano cari. Nessuno controlla le patologie oculari, la displasia dell’anca e le malattie cardiache ereditarie. Se i genitori ne sono affetti non vengono esclusi dalla riproduzione (come avviene in un buon allevamento), i cuccioli ereditano queste malattie e quando crescono subentrano i problemi che possono portare alla loro morte prematura o a casi di abbandono.
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