Due case di riposo, a Frossasco e Piobesi Torinese, hanno già chiuso, ma si teme anche per Volvera. In totale si tratta di una cinquantina di lavoratori. È una situazione di incertezza quella che stanno vivendo gli addetti delle strutture del gruppo friulano Sereni Orizzonti, e ieri erano in una trentina a fare un presidio di fronte a quella di Vinovo.
Seppur l’azienda sulla carta intenda espandersi, perché si parla di tre aperture in Piemonte, di cui due in provincia di Torino, tra cui La Loggia, entro fine anno, non mancano tensioni per le sue politiche di gestione del personale. La grana è scoppiata il 3 marzo, con la dichiarazione di stato di agitazione fatta dai sindacati. A distanza di due mesi da quel 4 gennaio in cui il gruppo ha optato per il Fondo di integrazione salariale per i 685 lavoratori del socioassistenziale impegnati in Piemonte. La pandemia ha messo a dura prova la tenuta economica del settore, ma secondo i sindacati le scelte sono discutibili e spesso usate per punire i lavoratori: «Un’addetta di Vinovo era stata trasferita a Piverone, a 80 km di distanza.
La questione è finita dal giudice che le ha dato ragione due volte, ma non è ancora stata reintegrata» sottolinea Michael Pellegrino della Fp Cgil di Torino. Di recente il cuoco di Vinovo Giuseppe Crudo, dopo due incontri con la direzione è stato messo in cassa integrazione a zero ore: «Mi era stata affidata anche la gestione degli ordini, con la promessa di un corrispettivo economico, che non è mai arrivato. Io non sono andato a rivendicarlo, ma ho chiesto di non occuparmi più di quella parte. Dopodiché mi è arrivata la comunicazione della cassa per pandemia» testimonia Crudo. Il gruppo ha anche chiuso due strutture: a Piobesi Torinese e Frossasco. Ci lavoravano una ventina di addetti, che ora sono in cassa e vengono richiamati ogni tanto per lavorare altrove: «Gli ospiti invece sono stati trasferiti a Vinovo, ma senza nemmeno comunicarlo all’Asl» contesta Pellegrino.
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Ora il timore è che tocchi a Volvera, dove lavorano una trentina di operatori: «Anche questa è una struttura di cui Sereni Orizzonti non è proprietaria, ma affitta dal Comune. Ha già chiuso la cucina, mettendo i tre addetti a sporzionare i pasti e la preoccupazione è che questo sia solo l’inizio» rivela Pellegrino, che non nasconde la delusione: «Dopo la manifestazione a Torino del 27 aprile è calato il silenzio. Dal fronte della Regione e da quello dell’azienda tutto tace. Inoltre oggi non sono neanche venuti i sindaci dei Comuni coinvolti, che noi avevamo invitato al presidio per dare un segnale di vicinanza alla nostra battaglia».
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