l'editoriale
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09 Marzo 2022 - 08:56
«Abbiamo perso tutto, aiutateci a rialzarci». Gianluca Miglietta e la moglie Irina hanno ancora davanti agli occhi l’orrore che hanno visto a Bucha, città ucraina poco distante da Kiev. La loro casa è stata bombardata e hanno vissuto giorni in uno scantinato. Poi sono partiti per l’Italia: «Se avessimo aspettato 20 minuti, oggi non saremmo a Chieri».
Lui ha 47 anni ed è cresciuto in collina. Poi ha conosciuto Irina e insieme si sono trasferiti nel Paese di lei: «Era in espansione: abbiamo messo su un’azienda di cosmetici e una catena con cinque caffetterie. Ora non abbiamo più nulla». Bucha, la città dove vivevano, è distrutta. Oltre al palazzo, sono state colpite anche le loro auto: «Ci è rimasta solo la mia vecchia Fiat Brava - sottolinea il chierese - Dopo essere rimasti nello scantinato, abbiamo preso solo un borsone e i nostri due cagnoni. Poi siamo scappati: la macchina era ferma da anni e non ho mai pregato così tanto che la batteria partisse. E’ andata bene, visto che 20 minuti dopo sono arrivati i russi». Il viaggio è durato giorni, in parte con la scorta di personale diplomatico: «Abbiamo fatto code ai confini e incontrato posti di blocco ogni due chilometri. Abbiamo sentito i missili sopra la teste e incrociato carri armati, soldati, persone uccise: sono immagini che non si cancellano, infatti non riusciamo a dormire neanche adesso. Quando passa un aereo, ci sembra di essere di nuovo là».
Ora la coppia è ospite a casa di Rachele Sacco, amica di Miglietta e consigliere comunale di minoranza: «Stiamo cercando di aiutarli a trovare una sistemazione - interviene Sacco - Ma è difficile: al momento l’unica opzione è un residence. Il problema è che presto arriveranno tante altre persone come Gianluca e Irina».
Loro, intanto, cercano una mano per rialzarsi: «Finora ci hanno aiutato solo Rachele, suo fratello Luca e la loro famiglia, che ora è diventata anche la nostra. Per il resto, abbiamo trovato solo porte in faccia».
Però Miglietta e la moglie non si abbattono, pur sapendo che in Ucraina non possono tornare: «La guerra durerà a lungo, poi ci sarà parecchio da ricostruire: magari potremo andarci fra dieci anni. Il problema è che qui non abbiamo nulla e dobbiamo lavorare, anche perché presto dovrebbero raggiungerci dei parenti. Vorremmo ripartire nel nostro campo, creando un laboratorio di cosmetica. Abbiamo ancora il marchio Caffè Miglietta, potremmo rilanciarlo qui in Italia. Di certo vogliamo dare una percentuale dei proventi a chi è rimasto in Ucraina: non possiamo dimenticare quello che abbiamo visto là e vogliamo provare a dare una mano anche da qui».
Per questo il chierese e la moglie chiedono direttamente un sostegno economico a chi volesse aiutarli concretamente: il loro Iban è IT58M36081051 38203667703682.
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