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15 Aprile 2022 - 08:44
Missione umanitaria in Polonia, al confine con l’Ucraina, per il vicesindaco di Giaveno Stefano Olocco, il consigliere comunale Francesco Gervasi e tre volontari che sono andati a portare ai profughi i beni raccolti da privati cittadini, commercianti, farmacie, imprese e associazioni del territorio che hanno donato alimentari, abbigliamento e materiale sanitario.
Un carico di beni materiali ma non solo: all’andata è stata accompagnata una ucraina che da qualche settimana era in Italia e che ha deciso di tornare in patria, mentre al ritorno hanno fatto il tragitto inverso due mamme e i loro 4 figli.
Il viaggio è stato molto lungo, venti ore all’andata e altrettante al ritorno, per un percorso di circa 4mila km. A Przemysl, dove arrivano i treni di chi fugge dall’Ucraina, uno dei momenti più commoventi: «Ovunque abbiamo visto soltanto donne e bambini, è piuttosto impressionante - racconta Gervasi, che è stato fondamentale nella riuscita della missione perché parla correntemente il russo - Abbiamo visto tanta gente in arrivo, ma una buona organizzazione dei volontari. C’è un flusso di persone continuo ogni giorno». Il secondo grande centro di accoglienza visitato è stato quello di Hrebenne, in una scuola elementare dove il gruppo ha scaricato quanto raccolto a Giaveno, e poi quello di Osir: «Si trattava di generi alimentari, medicinali, kit di primo soccorso, ma anche qualcosa per i piccoli: matite, quaderni e simili. Ma abbiamo scoperto che le cose più richieste sono quelle a cui magari si pensa meno: servivano delle ciabatte. Siamo dunque passati in un centro commerciale e le abbiamo acquistate. Pazzesco vedere come sono state subito distribuite e utilizzate». Una delle mamme e i suoi bambini sono ora ospitati da una famiglia di Avigliana: «Il fatto che siano qui vicino ci ha permesso di continuare a sostenerli; il rapporto prosegue in questi giorni e stiamo cercando di aiutare anche nel disbrigo di alcune pratiche».
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