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Batte con la scopa sul soffitto di casa: accusata di “stalking condominiale”

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Foto Depositphotos

La permanenza forzata in casa durante il lockdown e la convivenza in alloggi costruiti spesso con pareti troppo sottili non hanno provocato soltanto disagi psicologici in adulti e piccini, ma anche decine di denunce (seguite da processi) per molestie, minacce e stalking condominiale. È il caso di una famiglia di un condominio di Rivalta, che ha denunciato la ragazza che vive al piano di sotto.

Nei giorni scorsi il pm Paolo Cappelli ha chiesto per la donna, un’impiegata di 30 anni, un anno e nove mesi di reclusione. La ragazza è accusata di stalking condominiale: avrebbe reso la vita impossibile alla famiglia con bambini che viveva al piano di sopra usando come arma una ramazza, che avrebbe battuto forsennatamente sul soffitto per molte ore consecutive. L’imputata, dall’aspetto distinto e pacato, secondo quanto hanno raccontato i testi della difesa, durante il lockdown non sarebbe riuscita a lavorare in smart working a causa delle urla e dei rumori provenienti dal piano di sopra, dove vivono i coniugi che l’hanno querelata e i loro due bambini.

«Ho sentito il fracasso che proveniva da quella casa - ha testimoniato un’amica dell’imputata - attraverso le video chiamate: udivo tonfi molto forti e continui. So che lei si è ammalata di depressione per questo». La versione dell’accusa è del tutto diversa. Il pm Cappelli, grazie ad altri testimoni, ha ricostruito una serie di atteggiamenti “persecutori” che la ragazza avrebbe messo in atto contro l’intera famiglia. «Non appena i bambini facevano cadere un giocattolo a terra - ha raccontato un amico della coppia, che si è costituita parte civile con l’avvocato Pietro Cravetto - la vicina di sotto iniziava a battere fortissimo sul soffitto con una scopa. Una sera ha iniziato alle 19.30 e alle 22.30 continuava a battere. Abbiamo smesso di andare a trovarli».

«La mia amica - ha invece sostenuto la testimone della difesa - aveva la sensazione che i rumori venissero fatti apposta per disturbare lei. Aveva paura di andarsi a lamentare di sopra perché diceva che l’avevano minacciata, che il marito le avrebbe detto: «Se sali sopra ti spacco la faccia», e la moglie invece: «Ti ammazzo troia». Mentre la insultavano, in sottofondo, si sentiva la canzoncina “Nella vecchia fattoria”.

«Sbattevano oggetti di continuo per terra - aveva raccontato l’imputata - di notte non riuscivo a chiudere occhio e di giorno non ero in grado di essere lucida e di lavorare. Era un inferno. Nei week end, appena la pandemia lo ha consentito, scappavo dai miei genitori per dormire due giorni». La querela contro di lei è stata sporta nel novembre del 2020, al termine di un periodo in cui i rapporti ormai erano tesissimi e, come ha chiarito l’amministratrice di condominio, «per colpa del Covid non è stato mai possibile organizzare un incontro per venirsi incontro, in presenza». La sentenza è attesa a maggio.
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