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Arrestato il broker della droga: il suo tesoro nascosto in garage

vittorio raso ndrangheta
E’ terminata martedì sera la latitanza del boss della ‘ndrangheta Vittorio Raso. E’ stato fermato per un normale controllo, mentre guidava un’auto in una cittadina spagnola non distante da Barcellona. Nel corso dei controlli, gli agenti avrebbero scoperto che i suoi documenti erano falsi e che nei suoi confronti era stato emesso un mandato di arresto europeo. Nel gennaio scorso, all’interno di un garage a Nichelino, era stato scovato parte del suo tesoro: 400 mila euro in contanti, oltre a orologi Rolex e gioielli per un valore di circa 200mila euro. Il tutto era conservato in un forziere, chiuso con catena e lucchetto, nascosto in un’intercapedine ricavata dietro un muro di cemento armato. Le ultime notizie su di lui, riferiscono di un uomo sempre più solo, stanco di fuggire, braccato dalla Criminalpol torinese impegnata nella caccia a uno dei più importanti broker delle cosche in grado di far arrivare nel nostro Paese tonnellate di droga attraversa la Spagna. Vittorio Raso non è un trafficante come tanti, ma viene considerato come un re del narcotraffico, diventato tale soprattutto dopo l’arresto di Rocco Morabito e dei potenti sodali della famiglia Assisi, originari di San Giusto Canavese. Il suo ruolo, negli ultimi due anni, era cresciuto a tal punto da essere considerato «imprescindibile» per i cartelli mafiosi italiani e non solo quelli legati alle “famiglie” della ‘ndrangheta. Negli ultimi mesi erano piovute sul boss, condanne pesanti. Quella a 17 anni per narcotraffico internazionale decisa dalla Cassazione e quindi definitiva. Riguardava un imponente traffico di hashish dalle coste iberiche a Torino, Milano e Roma negli anni 2016 e 2017. Raso è ora in attesa della sentenza nel processo “Pugno di ferro”, istruito dal pm Valerio Longi, inchiesta nata dalle intercettazioni nel carcere di Marassi di Davide Garcea, figlio di Onofrio, un capo cosca molto noto a Torino. A Raso si è giunti dopo che, nel novembre del 2020, era stato fermato Alessandro Stano, dipendente di un noto bar ristorante del centro commerciale “Settimo Cielo” a Settimo TorineseOltre a condurre in zona un fiorente traffico di droga che, secondo le indagini, avrebbe acquistato da Raso (nel mese di settembre ne aveva comprato una quantità pagata 68 mila euro in contanti), avrebbe favorito la latitanza del ricercato in Spagna, consentendogli addirittura di assumere la sua identità. Nelle fasi dell’arresto di Raso, la polizia spagnola ha trovato la carta d’identità di Stano proprio in casa del broker. Stano l’aveva da poco ottenuta dall’anagrafe di settimo Torinese e l’aveva poi inviata all’amico latitante. Su quel documento originale, Raso (difeso dal legale Enrico Calabrese), aveva apposto la propria fotografia.
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