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01 Novembre 2022 - 08:06
“Maometto è un porco”, “Tu sei Satana” e, ancora, “Allah non esiste, è cattivo”. Sono alcune delle terribili frasi che si è sentita pronunciare lo scorso venerdì mentre accompagnava suo figlio alla scuola Marconi di Chivasso. Lei è Fatma Shamseldin Ghamry, egiziana di 45 anni e residente a Chivasso dal 2010, mamma di quattro figli cresciuti insieme a suo marito Ahmed. Insulti violenti, a sfondo religioso, che sono avvenuti proprio nei pressi di una scuola, un luogo di fronte al quale nessuno si aspetterebbe di assistere a qualcosa di simile. E invece Fatma ha avuto la sfortuna di incontrare sulla sua strada l’uomo che da tempo, ha raccontato ai carabinieri, non le lascia scampo.
La sua “colpa”? Quella di indossare il burqa, come uso per molte donne della sua religione.Una libera scelta che Fatma ha fatto con consapevolezza e che non le è mai pesata, almeno fino a quando sono iniziati questi odiosi episodi ai suoi danni. Ogni occasione di incontro, tra i negozi o al mercato, è buona per rivolgerle insulti.
Lui è un 65enne residente in città, libero professionista riportano le voci, che venerdì mattina all’ennesimo episodio che lo ha visto protagonista ha avuto la sfortuna di avere di fronte a sé un agente della polizia locale e un carabiniere libero dal servizio. Entrambi sono intervenuti impedendo all’uomo di allontanarsi impunito. L’uomo è stato poi accompagnato nella caserma dei carabinieri che lo hanno denunciato a piede libero per “vilipendio alla religione”.
Questo per il momento l’epilogo di una situazione che va avanti da tempo e che ha schiacciato Fatima in una condizione di preoccupazione tanto che non esce di casa se non accompagnata dal marito Ahmed, che lavora come pizzaiolo in un noto locale del territorio. Un episodio che ha destato un particolare clamore e che sta facendo discutere da giorni. Sul caso, il sindaco Claudio Castello spiega: «Esprimo la mia incondizionata vicinanza alla donna aggredita nella sua cultura. Un gesto isolato, alimentato dal disagio oltre che dal razzismo, del quale è vittima tutta la città di Chivasso, colpita nel suo spirito tollerante e inclusivo. Il Comune di Chivasso investe tempo e fondi nella promozione dell’interculturalità, un approccio educativo che va inculcato tra i nostri giovani senza sottovalutare che anche tra gli adulti è necessario demolire pregiudizi pericolosi e violenti. In una società civile, la diversità è una risorsa e non una minaccia».
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