l'editoriale
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17 Gennaio 2023 - 07:27
Ha ucciso una donna che lo aveva respinto, pugnandola in un bar di Luserna. E ha ferito le sue amiche, usando la stessa arma, e provocando quasi una strage. Rischiava l’ergastolo l’imputato, Hounafi Mehdi, 35 anni. Ma ieri la Corte d’Assise, non riconoscendo l’aggravante dei «motivi futili e abietti», concedendo all’imputato le attenuanti generiche e applicandogli lo sconto del rito abbreviato che aveva chiesto, ha “ridotto” la condanna da 27 a 18 anni.
Dopo la lettura della sentenza, in aula 2 nessuno parlava. Sono rimaste in silenzio, sgomente, le tre sopravvissute. Le amiche di Carmen De Giorgi che, dopo di lei, vennero colpite a coltellate dall’imputato senza un motivo, se non - è stato detto al processo - un «odio generalizzato verso le donne».
È rimasta in silenzio ieri, con gli occhi pieni di stupore e tristezza, anche Francesca, la figlia di Carmen. Prima di scoppiare in lacrime. Ha 18 anni. «Questa non è giustizia - ha detto, a suo nome, l’avvocato di parte civile Antonio Gilestro - così passa il concetto che se uccidi una persona, in dieci anni sei libero». Se la procura non impugnerà la sentenza di primo grado, la pena verrà scontata ulteriormente di un sesto. Lo prevede la riforma Cartabia. Al di là di questa ipotesi, se l’imputato terrà una buona condotta in carcere, a metà pena avrà la semi libertà, come prevede il nostro codice.
«La Corte d’Assise non ha riconosciuto l’aggravante dei futili motivi e questo ci lascia perplessi - spiega l’avvocato Gilestro - ma al di là della pena, ciò che rileva è che questa ragazza non ha più la mamma. L’imputato ha dimostrato il più completo disinteresse per la figura della donna».
Oltre alla figlia e al fratello di Carmen, sono costituite parti civili al processo - con l’avvocata Monica Bernardoni - due delle amiche rimaste ferite. Sono vive per miracolo. «Io sono stata la seconda - ha raccontato una di loro - lui ha ucciso Carmen. Poi è venuto da me. Mi ha conficcato il coltello dietro alla nuca. Mi sono protetta la testa con le mani e sono caduta in avanti. Poi è andato dalla terza ragazza e alla fine, quando ero accasciata, è tornato da me per darmi ancora una coltellata».
Era il 5 ottobre 2021. Hounafi Mehdi, difeso dall’avvocato Alberto Bosio e dichiarato dal perito «capace di intendere e di volere», entra al bar. Vede le donne al bancone, tenta un approccio con Carmen De Giorgi, 44 anni, invitandola a salire al piano di sopra. Lei lo respinge, e sarebbe questo, secondo la pm Delia Boschetto, il movente che innesta la furia del killer. «Questo è pazzo, mi vuole uccidere», urla De Giorgi per le scale dopo avere subito un tentativo di strangolamento. Mehdi la ammazza con una coltellata alla schiena. Carmen non ha tempo di difendersi. Prima di ucciderla, lui la fotografa col telefonino. Poi si avventa sulle altre donne presenti in sala, urlando «Dio (o Allah, non è chiaro, ndr) mi protegge». Ma, come ha precisato il legale Bosio: «Al dibattimento è stato chiarito che la questione religiosa non c’entra nulla».
«È emerso anche - ha spiegato ieri la pm Boschetto, che ha chiesto 26 anni di carcere per l’imputato - che quella sera Mehdi non aveva bevuto così tanto come dice. Le quattro bottiglie grandi di birra che aveva comprato le abbiamo trovate intatte nella stanza. La sua violenza è stata tale che il coltello è stato trovato piegato nel corpo di lei».
Una testimone aveva detto: «Faceva dei video col cellulare e scattava foto a tutte noi. Insisteva perché bevessimo alcolici». Secondo la pm, «l’imputato ha avuto un atteggiamento determinato e, anche se fa orrore dirlo, razionale: aveva una lucidità notevole».
«Il coltello se l’era portato da casa - ha sottolineato Boschetto, che non ha contestato l’aggravante della premeditazione ma quella dei motivi abietti e futili - e lo teneva nascosto tra due calze, sotto i pantaloni. Il movente potrebbe essere il rifiuto di De Giorgi che non voleva avere rapporti sessuali con lui».
«L’imputato - ha commentato l’avvocata Bernardoni - ha dimostrato un’indifferenza assoluta verso la vita».
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