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Il fatto

"Tuo figlio mi deve dei soldi". Rapina il padre e incendia l'auto

L'arresto è scattato il 7 ottobre dopo mesi di indagini partite dalle denunce di fine maggio: il 24enne avrebbe aggredito un uomo e dato fuoco alla sua automobile per recuperare un credito

"Tuo figlio mi deve dei soldi". Rapina il padre e incendia l'auto

È finito in manette un giovane di origine nordafricana 24 anni con precedenti, accusato di aver rapinato un uomo e poi dato fuoco alla sua auto. L'arresto è scattato il 7 ottobre nel primo pomeriggio, quando i carabinieri della Radiomobile di Moncalieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Torino. Oltre alla rapina e all'incendio doloso, il ragazzo dovrà rispondere anche di minacce e possesso illegale di armi.

La vicenda risale alla fine dello scorso maggio. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, a scatenare gli episodi di violenza sarebbe stato un debito: il ventiquattrenne, infatti, pretendeva dei soldi da un coetaneo di Moncalieri. Per recuperare il credito, il giovane sarebbe arrivato ad aggredire il padre del ragazzo, rapinandolo. Qualche giorno dopo, per aumentare la pressione sulla famiglia, avrebbe incendiato la loro automobile, che era rimasta parcheggiata sotto casa.

Le vittime hanno sporto denuncia e da lì sono subito partite le indagini. I carabinieri hanno raccolto testimonianze, acquisito prove e ricostruito i movimenti del sospettato fino ad arrivare alla sua identificazione. Il riconoscimento da parte delle persone offese ha dato ulteriore solidità al quadro accusatorio, spingendo il giudice a disporre la custodia in carcere.

Durante la perquisizione nell'abitazione del giovane, i militari hanno inoltre scoperto del materiale che ha ulteriormente aggravato la sua posizione: un manganello estensibile di 56 centimetri, munizioni calibro 9 millimetri per pistole a salve e una dose di stupefacente, probabilmente per uso personale. Oggetti che non avrebbe dovuto detenere senza autorizzazione.

Il ragazzo si trova ora dietro le sbarre del carcere Lorusso e Cotugno, in attesa che la giustizia faccia il suo corso. Come previsto dalla legge, resta valida la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva.

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