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L'INIZIATIVA

Valsusa, la guardiaparco Valentina Mangini saluta il parco: 35 anni tra palude, arte e vigilanza

Da 35 anni ai Laghi di Avigliana: palude, Emys, calendari d’autore e nuove sfide tra turismo e regole

Valsusa, la guardiaparco Valentina Mangini saluta il parco: 35 anni tra palude, arte e vigilanza

Il 1° ottobre si chiude un capitolo importante al Parco naturale dei Laghi di Avigliana. Valentina Mangini , guardiaparco dal 1991, è andata in pensione dopo trentacinque anni di servizio tra Valsusa e colline moreniche. La sintesi della sua professione, che unisce rigore scientifico e tutela ambientale, risiede nella sua stessa ammissione: "tornavo a casa cotta, ma felice" .

Cresciuta in Valsusa e fin da bambina immersa nella natura, vinse il concorso a Crava-Morozzo, lasciando in seguito gli studi universitari in Scienze naturali per la pratica sul campo. Sebbene orientata alla montagna, il suo destino fu l'acqua: si avvicinò a casa, ai Laghi di Avigliana, dove la conquistò la palude, un ecosistema mobile e mutevole che segue il ciclo vitale di anfibi, pesci e uccelli.

I suoi occhi attenti hanno registrato le evoluzioni del territorio: dall'espansione delle specie esotiche all'avanzare del bosco, ma soprattutto il netto cambiamento climatico che ha impedito ai laghi di ghiacciare, evento un tempo consueto. Tra le gioie del campo, la scoperta della popolazione più occidentale d'Italia di Emys orbicularis , la testuggine palustre autoctona, a riprova che anche un piccolo territorio "può custodire una biodiversità preziosa" .

Negli anni, la criticità del lavoro si è spostata: se agli inizi la priorità era il contrasto al bracconaggio, con la rimozione di lacci e trappole, oggi l'impegno si concentra sulla gestione dell'impatto turistico, distribuito tutto l'anno. Per Mangini, il compito è diventato una forma di vigilanza e pedagogia : presenza, dialogo e la necessità costante di ribadire norme basilari, come il divieto di abbandonare rifiuti.

Oltre al pattugliamento, Valentina Mangini è fotografa e illustratrice, e dal 2014 anima il calendario delle aree protette delle Alpi Cozie, prima con immagini e poi con tavole dipinte a mano, frutto di meticolose ricerche. L'edizione 2026, ammette, è dedicata alle buone norme per i visitatori: un promemoria necessario "se vogliamo preservare il patrimonio ecologico" .

Con il suo pensionamento, al parco resta un "archivio vivo": appunti, immagini e una pedagogia gentile che ha formato colleghi e visitatori. La sua eredità è in quei segnali, le acque che non ghiacciano più, le tracce della Emys, che continuano a chiedere sguardi attenti, come il suo.

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