l'editoriale
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11 Agosto 2021 - 07:43
I primi capricci li ha fatti «per la pappa, finalmente voleva mangiare». E per mamma Salloua si aperto il primo orizzonte di speranza dopo quattro anni di lotta. Strenua, tenace, indefessa per salvare la vita del piccolo Ismail, costretto in un letto d’ospedale a soli due mesi per una insufficienza renale terminale, che lo porterà a un primo trapianto di fegato e reni a quindici mesi, poi, alla dialisi permanente. «Una non vita» secondo i medici del Regina Margherita che gliel’hanno restituita grazie a un intervento unico. Ritrapianto del rene collegato al pancreas, semplificando quella terminologia clinica che per Ismail si traduce con un’unica parola: normalità.
L'INIZIO DELL'INCUBO Vomito persistente. Il primo sintomo di una discesa verso l’incubo per il neonato, per mamma Salloua e papà Hamed, che tutto il giorno si divide tra le consegne e le installazioni di mobili per un grande magazzino. Ismail urina sempre mano, sta sempre peggio. «Per il primo anno e mezzo siamo rimasti in ospedale» racconta Salloua, ma negli anni successivi le cose non sono certo state più semplici. «Ismail è tornato a casa ma negli ultimi due anni era in reparto per la dialisi tutte le mattine e così abbiamo dovuto trasferirci nel quartiere Lingotto» aggiunge la donna di origine marocchina, come il marito, che non fatica a svelare come il poter contare sulla Città della Salute e della Scienza sia stata più di un’ancora di salvezza. «Per medici e infermieri Ismail aveva smesso di essere un paziente fin da subito, perché è come se lo avessero adottato dopo avergli diagnosticato l’insufficienza renale» sottolineano i genitori, all’uscita dall’ultima visita di controllo dal Regina Margherita che ha dato buoni esiti.
«UN BIMBO NORMALE» La fatica più grande per Ismail è stata quella di sopportare per anni quelle lunghe ore di dialisi che erano rimaste l’unica speranza per evitare la calcificazione di altri organi, dopo quella dei reni ad appena otto settimane di vita. Una strada che, però, avrebbe avuto un percorso reso ancora più breve dall’insorgere di una trombosi per cui Ismail è stato iscritto in lista trapianti con criteri di urgenza, poiché l’accesso vascolare per la dialisi, a cui era legata la sua sopravvivenza in vita, era l’ultimo possibile. E stava per chiudersi, nel senso letterale dell’espressione. «Oggi non vorrebbe mai smettere di stare al parco, fai i capricci ma come facciamo a dirgli di no? - concludono Salloua e Hamed Halloumi -. Perché finalmente sono i capricci di un bambino normale, che aspetta tutto il giorno con il sorriso sulle labbra di riabbracciare il papà di ritorno dal lavoro».
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