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La crisi dell'automotive
23 Ottobre 2025 - 06:30
Alla Denso di Poirino i venti della crisi automotive soffiano più forti, gli ordini si assottigliano, le linee rallentano. E al tavolo dell’Unione Industriale di Torino, dove azienda e sindacati si sono incontrati, nella giornata di ieri, si cerca di mettere in fila numeri e soluzioni prima che la tempesta faccia danni irreparabili. Il quadro che emerge è tutt’altro che rassicurante: gli esuberi crescono, la pressione sociale aumenta, le certezze diminuiscono. Ma davvero non ci sono alternative?
LO SCENARIO: CROLLO ORDINI E UNA FILIERA SOTTO STRESS
L’ultimo incontro tra Denso e le sigle Fim, Fiom, Uilm e Fismic conferma il cuore del problema: il crollo degli ordini da parte di Stellantis e di altri grandi costruttori europei. In una filiera in cui i tempi sono scanditi dagli andamenti del committente principale, quando la domanda si contrae, l’onda d’urto si abbatte sui fornitori con rapidità. Poirino non fa eccezione. La “crisi del settore automotive” qui non è un concetto astratto, ma una somma di turni accorciati, saturazione in calo e reparti che lavorano a intermittenza. È il segnale di un ciclo che sta cambiando pelle, sull'onda lunga di quel Green Deal che adesso tutti i produttori chiedono di rivedere, e che, come spesso accade, chiede ai siti produttivi di “tenere il fiato” più a lungo del previsto.
I NUMERI CHE PESANO: DA 150 A CIRCA 180 ESUBERI
Il nodo degli esuberi è il termometro più crudo. Dai 150 inizialmente stimati si è passati a circa 180, su un totale di un migliaio. È un incremento che non si spiega con l’aritmetica ma con l’economia: se gli ordini arretrano oltre le attese, la capacità produttiva diventa ridondante. Non solo: circa 70 posizioni restano da gestire, il che significa che il processo di ridimensionamento è ancora in corso e tutt’altro che indolore. Le uscite avvenute finora – tutte volontarie e incentivate – hanno certamente attenuato l’impatto immediato, ma non hanno sciolto il nodo. La tensione resta, perché ogni numero corrisponde a una professionalità che esce, a un reparto che si assottiglia, a una competenza che rischia di disperdersi.
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