Era in coma da tre mesi, quando l’ascolto di due canzoni dei
Maneskin, la sua band preferita, le ha fatto aprire gli occhi. E così per Anna, profuga ucraina scappata dalla guerra, può iniziare una nuova vita. Tutto grazie al gruppo che ha trionfato nell’ultimo
Eurovision, di cui Anna, 16 anni, è grande fan. Una ragazza scappata dalla guerra, dalle bombe che hanno distrutto la sua casa a
Kiev. Il 24 febbraio, Anna ha vissuto una terribile tragedia: la morte del padre nell’incidente che ha coinvolto la famiglia, mentre stavano raggiungendo l’
Ovest dell’Ucraina. Lei ha riportato un trauma cranico e vertebrale.
Grazie ai volontari di
MirNow, Anna è stata trasportata dall’ospedale di
Leopoli a Torino, nel reparto di terapia intensiva del
Cto. In coma neurovegetativo, grazie all’equipe del
dottor Maurizio Beatrici che ha aperto
Spotify sul cellulare, ha ascoltato due brani dei
Maneskin: Morirò da Re e I Wanna Be Your Slave. Ed è lì che è avvenuto il miracolo, come racconta il
dottor Beatrici, direttore della struttura complessa di neuro-riabilitazione del
Cto: «Anna era in coma e le avevamo ridotto la sedazione, ma non c’era stata risposta». A quel punto i medici hanno iniziato la stimolazione multi-sensoriale, che prevede anche l’ascolto di musica.
L’equipe ha chiesto alla famiglia cosa piacesse ad Anna. «Ascolta le canzoni pop coreane e i
Maneskin», ha detto la sorella, l’unica in famiglia a parlare inglese. E allora, per mezzo di
Spotify, la giovane ucraina ha potuto sentire due brani dei
Maneskin. Anna ha udito la voce di Damiano, il giro di basso di Victoria e le note della band trionfatrice all’ultimo
Eurovision. «Da quel momento ha reagito - racconta
Beatrici -. Per me è stata una grande emozione, anche se è un piccolo passo. Il percorso è ancora lungo e speriamo che questa storia bella possa diventare, tra qualche mese, bellissima».
La riabilitazione non sarà facile. Anna oltre ai medici ha al suo fianco mediatori culturali e psicologi, anche perché nessuno le ha ancora detto che suo padre è morto in un incidente. Nella struttura diretta dal
dottor Beatrici, una grossa mano è arrivata poi da un fisioterapista ucraino, un allievo al primo anno. «Un ragazzo che ci sta aiutando molto - ammette
Beatrici -, ad esempio ha chiesto ad Anna di muovere la mano destra, e lei lo ha fatto». La giovane, a
Torino, fino a poco tempo fa è stata ospite a
Casa Giglio, il condominio solidale di
via Cappel Verde, insieme alla madre Oksana, alla sorella, Oksana anche lei, e al nipotino di sei anni, Nikita. Ora, il nucleo famigliare vive in una casa non lontano dal
Cto, per stare più vicino ad Anna nella sua riabilitazione.
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Maneskin, autori indirettamente del “miracolo”, nulla sanno dell’esistenza della profuga ucraina. Un’idea, il
dottor Beatrici ce l’ha: «Speriamo che la band venga a trovare Anna, sarebbe bellissimo». La sorella Oksana, commenta così: «Anna ha avuto un incidente simile a quello di
Schumacher. Aveva attacchi spastici, e danni al cervello. Per la guerra non l’abbiamo potuta lasciare in ospedale in
Ucraina, ma ora sappiamo che a
Torino, in uno dei migliori centri riabilitativi d
’Europa, potrà guarire».